L’inverno del mare
Andavo a piedi dal mago di Oz
con le scarpe spaiate
Il porto di Victoria Harbour sembrava una creatura viva, dal cinquantesimo piano del grattacielo che si affacciava sulla baia.
L’inverno del mare, così certi posti vivono il legame dell’abbraccio della città con la lunga distesa azzurra in movimento. Niente turisti in ciabatte e cappellino.
Acciaio e cemento in verticale, così lontano dall’atmosfera dell’Hotel Britannia, a Parigi.
Strano, che lui ci stesse pensando proprio in quel momento. Dall’altra parte del mondo. Quando certo non poteva raggiungere Montmartre a piedi.
Andavo a piedi dal mago di Oz
con le scarpe spaiate
Nuvoloso il tuo parlare oggi, quasi una preghiera.
In strada si andavano mescolando gli odori dei cibi cotti dagli ambulanti.
Il tempo era come una benda sul corpo, da srotolare piano, per preservare la pelle. Ad angolo retto con il tempo la figura nello specchio, ha tratti obliqui e giovani.
Un’alchimia che qualche shamana gli aveva suggerito, quando ancora c’erano sogni buoni sul cuscino. E riconoscersi era un gioco tra la folla festante degli Champs-Elysées. Dove aveva perso il cuore, in un caffé parigino, all’ombra di Notre Dame.
Ricordo
Andavo a piedi dal mago di Oz
con una caffettiera di latta, che voleva un cuore
Lei riponeva sulla credenza antica le tazze in bell’ordine, la vecchia caffettiera e i cucchiaini per rimestare lo zucchero filato dei ricordi, in quella grande casa di Provenza. A Gennaio anche il mare viveva il suo inverno.
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