Seta e veleni
Seta e veleni
Duilio Giammaria
“Viaggiare è come
attraversare una sottile e invisibile tela di ragno che diventa riconoscibile
solo quando si riesce a distinguerne la trama. È necessario percepire questo
fitto reticolo di informazioni per cogliere lo spirito dei luoghi, riconocere
le tracce che costituiscono l’essenza di una cultura.”
Seguendo la via che per anni fu percorsa dalle carovane che
procedevano a oriente sulla strada della seta, Duilio traccia un nuovo
percorso, parallelo, molto vicino a quel camminare ma che non raccoglie solo
paesaggi dal sapore leggendario, zone che ricordano le pagine di Bulgakov,
atmosfere da Dottor Zivago, spartani pasti a base di vodka e caviale. No, lui
mette a nudo una terra che dopo gli anni della guerra fredda, degli esperimenti
nucleari, la ricerca di nuove armi di distruzione di massa, fa uscire dal suolo
tutto il suo veleno: e allora si susseguono senza respiro immagini di un mare
che non c’è più, Aral ha un nome sull’Atlante e una posizione geografica: lago
di Aral. Luogo più simile alla luna o a una pagina da fine del mondo,
apocalittico e devastato, navi in secca come velieri in una bottiglia. Lacrime
come Koh-I-Noor davanti a tanto male.
Il Caspio è avvelenato, così come Semipalatinsk-21, Semey.
Posti che raccolgono musei dell’orrore, dove la popolazione per anni si è
ammalata ed è morta, tutto sotto segreto. Gente che ancora oggi vive in posti
in cui senza un contatore geiger non si entra, con il fatalismo di chi sa che
tanto, prima o poi si deve morire.
L’isola di Vozrozhdenija, nel mare di Aral, evoca spettri di
guerra batteriologica.
Le pagine scorrono lente, perché fa male vedere con gli
occhi di Duilio quello che anni di ricerche e sperimentazioni hanno prodotto
sulla gente, sui bambini, sull’ecosistema ormai al collasso, di posti che devi
andare a cercare sulla cartina, per localizzarli, ma che non scorderai.
Tagikistan, Kirghizistan…
Un lungo viaggio, su una Uaz per strade sterrate o su aerei
che non esistono su nessuna tabella oraria, sono aerei, volano e basta.
Incontri con scienziati che hanno contribuito a creare armi
di distruzione di massa, che pentiti sono esuli in una terra che non è la loro.
E poi tornare per raccontare. Fermandosi per il tempo di un chai.
“Hanno detto che il
comunismo non andava bene perché non c’era libertà, ma con questo regime che
sfrutta le risorse del paese e non dà niente al popolo, che libertà c’è? Ci
dicono che non abbiamo diritto di pescare lo storione. Ma di cosa dovremmo
vivere, delle loro stupide promesse?”
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