Desnudo tendido con Picasso sentado a sus pies
Si colora di stanco la carta con il trascorrere delle stagioni, alberi di gesso e linee a carboncino a confondere la coniugazione dei verbi.
Che poi finiamo sempre con il rincorrerci nel passato, protesi al futuro, dimentichiamo il presente.
Noi, un presente imperfetto, calligrammi di pensieri, troppo arditi, e poco consapevoli che a volare bastano due ali.
Passato prossimo
Seduto in quell’ombra contempla tutti i loro giorni, raccontando di un tocco leggero, non è una carezza, è solo una presenza.
O un’assenza, ombra sulla pelle.
Lei, il viso voltato e fiori ancora alzati, dal calice pronto a raccogliere lacrime.
Fiori recisi, in un vaso.
Pronti a morire,
domani,
se è necessario.
Lui,
chiuso nei vestiti, solo una mano confonde una voglia,
presenza distratta, fuori campo di un desiderio erotico.
Lei nuda,
ancora spogliata da quegli occhi, che ne percorrono ogni morbida curva, soffermandosi sui muscoli, giocando tra i nervi.
Pelle
Pelle
E’ pelle a toccarsi, una mano, tutto un corpo.
A pelle
La forza smisurata, di un attimo bloccato, un fotogramma.
Fermo - immagine
Perché a noi non è dato sapere che resterà di quei fiori.
La voglia, è il desiderio inespresso, quel tocco che non arriva.
F-e-r-m-o immagine
Noi siamo in questo spazio in cui passa il nostro tempo, anzi siamo quotidianamente immersi nel nostro “non” tempo.
Arte moderna, non è importante cosa rappresenta, ma cosa comunica.
Fiori
Forse appassiranno.
Pelle e rughe.
Il sublimare dell’acqua.
Surrealismo?
Inghiottiti nel Cubismo che attende Pablo e suoi anni a venire.
Scatole cinesi, dove nascondere i sentimenti, ombre, grigio, grigio.
Il Futurismo in contrapposizione, in critica.
Ecco la chiave.
Un bozzetto che parla di oggi, datato 1901.
Desnudo tendido con Picasso sentado a sus pies
17,6 x 32,2 cm, acquarello su carta.
Eravamo lì, ecco perché si parlava di Futurismo, le somiglianze, le distratte vie di fuga.
I ritorni.
Siamo un presente imperfetto, chiusi nel guscio fragile di una piazza, Malaga o Parigi, gira su due dita il mappamondo.
Il cielo fa conta di nuvole oggi, rovesciando ombre sui palazzi, ingiallisce la carta dei miei bozzetti.
Camminiamo, in un tempo a parte, paralleli e meridiani e un altro volo, a poche ore da qui.
Clessidra
Contami gli attimi, perché solo quelli abbiamo.
“Aspettami alle Partenze, ti raggiungo lì, perché non verrò per restare, non ci saranno Arrivi, solo attese di Partenze”
-Bevi la mia voglia, in questo calice amaro.
Non ti serve spogliarmi, perché resto nuda, nel tuo sguardo e tu chiuso nei vestiti non sai toccarmi, a un passo da me.
Carezze ruvide, in carta vetrata a limare i pensieri, levigando sentimenti, parole, sesso.
Solo l’essenza. (o assenza…)
Poche gocce di noi sui polsi, dietro le orecchie.
Desnudo tendido…
-Parlami
“Ti sto parlando”
Silenzio, solo i rumori della piazza, la domenica mattina, un palloncino giallo, un cane buffo, seduti ad un lungo cafè, dove danzano camerieri e vassoi, noi trasparenti come bolle d’acqua in questo bicchiere.
Bolle d’acqua.
Che siano solo bolle d’acqua?
Quegli attimi fragili come uova di cioccolato.
-Parlami
“Ti sto parlando. Non senti questo silenzio, questa mia mano che è a un passo da sfiorarti, spoglia tutti i pensieri e raccogli le mie parole lasciate a metà, come monete sui piattini di un cafè.
Il resto di una vita, in bolle d’acqua. Non ho più niente da dire.
Lo sai.”
-Lo so.
Sapevano veramente?
Vendevano parole, avrebbero scritto libri.
Da lasciare in giacenza nell’anima.
L’anima è qualcosa che raramente lasciamo abitare agli altri.
Questo essere artista...al di là dell’immagine
I sogni e la realtà sono creta nelle mie mani.
Io parte di un tempo imperfetto, con un uomo dal vicino passato.
Aspettando quel movimento che si chiama Futurismo.
Il futuro è qui
Ieri era scritto.
Voci di monete.
Domani?
Sempre e mai?
Avverbi di tempo.
Io sono sogno, lui lo sa, e i sogni durano dal crepuscolo all’alba, come le amanti.
Io vesto le ombre.
Il proibito.
Lui non sa che domani potrei svanire, in altro sogno.
Oggi, oggi sono qui, appoggiata al sipario, come ali di farfalla.
Che vive solo un giorno.
A strapparmi le ali, per vedere al di là di noi.
Non immortali, come quei fiori, in primo piano, sul Desnudo tendido.
A fermare i suoi vent’anni.
-Quando devi andare, vai
Nessun saluto, nessun addio, perdersi così davanti a una vetrina, a un tratto mi sono voltata, non scoprendolo al mio fianco.
La folla lo aveva inghiottito.
Fermo immagine.
F-e-r-m-o immagine
2 commenti:
Un quadro, un fermo-immagine incantevole. Riesci sempre a fermare le immagini di un momento, e a trasformarle in desideri, tormenti, sensazioni, prima che si perdano nel nulla.
Un blog raffinato che salirà molto in alto. Un abbraccio. Maria
complimenti per il libro, complimenti per il blog... complimenti per tutto, e anche per qualcosa in più!
Sarà bello seguirti "da lontano" anche su queste pagine... mille chilometri che valgono zero sul monitor di un pc.
... e poi c'è Bangkok!
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