mercoledì 26 gennaio 2011

Father – Bifest Teatro Petruzzelli 25-01-11

Premio Fellini 8½ a Fabrizio Gifuni.

Laudadio motiva il premio al rigore, alla serietà intellettuale di un attore completo e totale.

Attore e regista capace di capitalizzare il proprio lavoro con eleganza. Gadda e Pasolini che Gifuni rilegge alla luce di un passato che non può e non deve essere dimenticato. Artista, intellettuale eclettico, per la sua viva ironia, difende il diritto ad essere un sognatore.

Fabrizio Gifuni ringrazia e definisce i teatri uno dei pochi luoghi liberi dove la comunità si può incontrare.

Il pubblico applaude l’ingresso in sala di Pasquale Squitieri e Claudia Cardinale. E penso sia uno dei pochi applausi che riceverà nella serata.

Father - Teatro Petruzzelli Anteprima mondiale, recita il programma. Un tantino autocelebrativo, ritengo.

Alla domanda del conduttore sulla motivazione a fare questo film il regista risponde: “Perché mi hanno offerto milioni di dollari” una battuta, certo, ma già al primo fotogramma il pubblico capisce che qualunque sia stata la somma spesa sono stati soldi buttati.

Poi Squitieri continua dicendo: “Avevo un dovere verso le nuove generazioni, perché la mia generazione ha ucciso innocenti in nome di un’ideologia Hanno ucciso Moro. In nome di un’ideologia. Massacrato il paese per anni. Si uccideva in nome dell’ideologia. Gli assassini non hanno fatto un giorno di prigione, perché c’è un’altra ideologia” E il richiamo alla parola mafia non resta troppo sottinteso.

Poi si rivolge al giornalista suo interlocutore e gli domanda: “Cosa ne pensa della politica italiana?”

“Le rispondo citando Mark Twain, scelgo l’inferno per la compagnia e il paradiso per il clima”

Non faccia politica Squitieri.

La prima immagine sgranata sullo sky-line di Philadelphia, le prime battute degli attori fanno corrugare la fronte al pubblico in sala. Questo film si presenta come il festival dell’ovvietà, il teatro del banale, accompagnato da una pessima recitazione, una regia distratta e una storia che può solo creare imbarazzo. Non per i contenuti che lei caro Squitieri ha definito crudi, si è visto di peggio nei film sulla mafia. No, imbarazzo per lei, per gli attori.

Un recital amatoriale del gruppo dell’oratorio avrebbe fatto meglio.

Riprese mal riuscite, da far pensare siano state girate con la telecamera di un telefonino, interni che hanno la presunzione di sembrare americani.

Le prime persone si alzano e se ne vanno.

Guardo la sala, la gente borbotta, ridacchia, c’è anche chi dorme.

A mezz’ora dalla fine dopo un’interpretazione penosa della Cardinale e di Facchinetti mi alzo e me ne vado.

Non so fischiare. Mi sarei limitata a un: “Vergogna”

Vergogna per la scelta di questo film, privo di qualsiasi requisito per arrivare in teatro.

Perché non lo si è presentato la mattina seguito da una bella lezione di cinema, tra critici e giornalisti? Il linciaggio era garantito.

E non ci deve stupire che la ministra Brambilla si scandalizzi se “What Country” ha definito l' Italia il paese: “della pizza, della mafia, della pasta e della Vespa”

Questo offre di noi il cinema, e in questo caso lo fa pure male.

Signor Squitieri le faccio io una domanda: si chieda cosa pensa di lei la politica.

Quando in sala di politici non se ne sono visti. Nemmeno Vendola era presente.


"Father" è stato sostenuto da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC): 500.000 euro (Interesse Culturale)



4 commenti:

Daniel Baldock ha detto...

Io posso dire che il film e' stilisticamente brutto e non conforme ai cinepanettoni che la gente e' abituata a vedere. Father e' pero' una grande storia ed i film servono per divulgare e raccontare storie. La copia lavoro che e' stata proiettata non era ottima e, forse era meglio che avessero presentato una copia definitiva piuttosto che quella proposta, ma la storia era avvincente e la sceneggiatura valida. La fotografia era un po' incerta ma il cartello copia lavoro ci preannunciava qualche difetto. In quanto alla recitazione non mi sembra che Franco Nero o Daniel Baldock fossero dei cani anzi al contrario! Claudia Cardinale ha una parte ingiudicabile al momento e Fachinetti,Mark (Credo si chiami cosi' il figlio) non era male.
Ripeto la fotografia e lo stile non sono buoni ma tutto il resto e' molto meglio di natale in sud Africa!

Cristina ha detto...

Signor Baldock, concordo con lei sul fatto che il film sia stilisticamente brutto, ma ritengo anche che dal momento che si trattava di una copia lavoro forse non meritava la platea del Petruzzelli.
Non pensa che per lei e il signor Fachinetti (di cui mi piacerebbe un'opinione in merito)sarebbe stato meglio cominciare con un prodotto più semplice? Perchè non sempre un nome prestigioso come Squitieri è sinonimo di qualità.

Lella ha detto...

Ho assistito al film father e credo che in vita mia non ho mai visto un film fatto cosi' male:recitazione,montaggio,fotografia erano a dir poco terribili.Il fatto che il film sia una copia lavoro non giustifica assolutamente il regista.
Non vedo i film cinepanettone (neanche quando li trasemttono in seconda serata e non ho nulla da fare) ma al confronto sono da oscar.

Caio ha detto...

Ero presente alla proiezione del film e avendo notato le mancanze di cui si è parlato, mi sono chiesto il perché portare sullo schermo un lavoro che avrebbe prodotto tante critiche. Sono un musicista e quand’anche non toccassi lo strumento per mesi non perderei quanto acquisito in anni di pratica. Per tale motivo mi riesce difficile credere che il regista possa aver dimenticato come si faccia un film. Mi convince maggiormente una sua personale riflessione tra forma e contenuto, che una improvvisa amnesia per il suo mestiere, riflessione che conduce alla scelta di non realizzare una “brutta storia” con una confezione che ne potesse contraddire il contenuto. D’altro canto appartengono ad una storia recente realizzazioni per il cinema e la tv che, pur raccontando di storie tragiche, violente e oscure della storia italiana, lasciano nello spettatore un senso di ammirazione per i personaggi dello schermo, quasi eroi che niente hanno a che vedere con la realtà che raccontano. Prodotti sicuramente meglio confezionati, più godibili, ma in definitiva meno incisivi.