Hammam Ziani
La
giornata era grigia. Carica di umidità. La città era avvolta dalla tempesta di
sabbia che gravava da giorni. Era l’Harmattan che stava arrivando.
Ero
a Marrakech per un convegno.
L’albergo
era di quelli per turisti internazionali, quelli delle catene famose, come
Hilton o Riu che ritrovi in tutto il mondo, nel bagno le stesse saponette,
cambia solo il nome della città.
Avevo
lasciato sul letto la sagoma del mio corpo, dove mi ero buttata appena entrata.
Stanca, con tre ore di ritardo nello scalo di Charles de Gaulle e con mal di
testa pulsante.
Il
segnale acustico del cellulare avvisava che era arrivato un messaggio.
Natan
mi dava appuntamento all’Hammam Ziani, nella zona popolare.
Dovevamo
incontrarci lontano da possibili occhi indiscreti, ma l’Hammam mi sembrava un
posto troppo frequentato.
Avevo
imparato a fidarmi e a non fare domande. In quell’ambiente. Dove tutto è
relativo.
Presi
un taxi. La musica era troppo alta, la strada piena di buche e il mal di testa
fedele compagno.
Scesi
al 14 di Rue Riad Zitoune.
Al
banco della reception una donna mi fece compilare una scheda, mi diede un
asciugamano e una ciotola di legno con il sapone nero. Quando uscii dallo
spogliatoio con l’accappatoio la donna mi indicò la sala del tè, dicendomi che
una persona attendeva di vedermi.
La
musica araba, ritmica e ipnotica, le luci soffuse delle candele, i tappeti, i
grandi cuscini creavano un’atmosfera di tempo andato e il profumo di karkadè e
eucalipto aveva un potere rilassante.
Natan
era seduto su un divano e si alzò venendomi incontro.
-Strano
posto per un incontro segreto- esordii.
-Credimi,
è più sicuro di quello che immagini.-
-Il
dossier?-
Lui
prese una busta e me la porse.
-Un
tè?- mi chiese.
-Sì.-
Si
avvicinò al tavolo dove era appoggiata una teiera e riempì due bicchieri
avvicinandosi. L’odore della menta mi fece sollevare lo sguardo dalla busta. La
strappai e sbirciai il contenuto. Scossi la testa.
-Lo
sapevo- dissi mettendo la busta nella tasca dell’accappatoio.
Lui
mi porse il tè. Bevemmo in silenzio. Poi disse: -Non te la prendere di persone
così è pieno il mondo, è un esaltato, uno che gioca a fare l’agente segreto e
non sa chi ha agganciato. Ora però vorranno la tua relazione. Firmata. Per
lunedì. Lo sai vero?-
Lo
guardai negli occhi. Lo sapevo. Sì, lo sapevo.
Mi
diressi verso il bagno turco, prima di entrare mi infilai sotto la doccia,
rileggendo il documento sotto il getto dell’acqua che andava sbavando
l’inchiostro. Che bugiardo.
Ora
toccava a me scrivere. E avrei dovuto essere credibile, molto. Quasi come la
verità.
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