Predatori
Predatori.
Quando
parliamo di stalking, che fa tanto fine e va di moda, pensiamo sempre agli atti
estremi, agli atti persecutori che giungono spesso a conclusioni terribili.
C’è
un limite sottile che divide questi elementi più pericolosi, da un’altra
categoria, molto diffusa: i predatori.
Come
dice la Hirigoyen non è un caso che scelgano sempre “belle persone”, che hanno
interessi, sono impegnate, hanno successi personali, perché che gusto c’è a
distruggere un soggetto che non è né carne né pesce?
Perché
sono malati.
Ma
questo non ci deve intenerire, perché psicologicamente alla parola “malati”
reagiamo cercando di scusare, di capire.
Non
c’è niente da scusare.
Si
insinuano nella tua vita cercando di intenerirti, hanno problemi a casa, la
moglie li ha lasciati, loro poverini che son così bravi, in molti casi ti
chiedono anche aiuto.
E
ti scatta il meccanismo da crocerossina, perché siamo cresciuti tutti con la
pubblicità della pasta Barilla e con il messaggio distorto che ci portava nelle
case. La bambina che torna da scuola, la pioggia e il gattino abbandonato.
Non
possiamo salvare il mondo e ci sono soggetti che vanno curati.
Ogni
giorno sentiamo notizie di atti persecutori, che arrivano all’omicidio, non si
tratta di emulazione o di caduta dei valori: sono soggetti malati. Pazzi.
Usiamo questo termine, sì.
Parliamo
di turbe e alterazioni della sfera affettiva.
Vivono
di bugie, o meglio distorcono la verità, trasfigurano quello pensano e in molti
casi forse arrivano a convincersi di essere quello che non sono.
Perché
che cosa sono? Nulla, non sono niente, sono vuoti, sono finti. Per questo
invidiano la vitalità, le “belle persone”.
Ed
entrano nella tua vita quando sei più debole, o hai un momento di difficoltà
emotivo, sono degli avvoltoi, girano sulle disgrazie. Colpire, farti soffrire,
li fa sentire forti.
Recitano
una parte nella loro vita, perché non sono in grado di costruirsene una.
Come ne esci?
Perché
poi ti senti stupida, ti chiedi come ha fatto a prenderti in giro. Bene cosa
fondamentale è superarlo smacco, se così lo possiamo chiamare e uscire dal
circolo vizioso.
Il
predatore va smascherato, non bisogna avere paura. Se tu li scopri è come se
mettessi loro davanti uno specchio e vedono il nulla. E allora, spesso, il predatore
diventa disturbatore.
Non
bisogna lasciare nessuno spiraglio, niente. È il primo passo per salvarsi, non
dobbiamo solo sperare nella giustizia o nelle denunce nei casi più gravi. Si
deve tagliare i ponti. Non rispondere, non vederli. Dire basta. Il primo “no”
lo dobbiamo dire noi.
Spesso
giocano poi la carta del ricatto, materiale, morale, psicologico e molti non
riescono a sottrarsi.
Ricordiamoci
bene che un ricatto è un ricatto, sotto qualunque forma si presenti.
Denunciamo.
Non
c’è nessun atto d’amore in tutto questo. Mettiamocelo in testa.
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