mercoledì 31 marzo 2010

Luna piena di Marzo



Il profumo del mare saliva i gradini umidi e entrava nella stanza in penombra.

L’albero di limoni sotto alla finestra mostrava generoso i suoi frutti.

Un limone, nel palmo della mano, a ricordare che il mondo è tondo nel giro inverso di passi stanchi che Viola ancora sapeva riconoscere. Li sapeva riconoscere ancora prima di udire la voce, e avvertiva i segni di un volto familiare sotto la carezza delle dita.

Passi.

Giù dal borgo dei pescatori che caparbi ancora sfidavano il tempo, rattoppando le reti in uno scampolo di Provenza posata sulle spalle, come lo scialle della sera, lo sguardo sul mare.

Di lì passava il bene e il male, il passato e il futuro.

Le strade fatte di pietra, consumate per il lento passare. Passare e passare ancora.

I gatti raccoglievano i raggi obliqui del sole che si appoggiava al tramonto.

Passi.

Tormentati sulle scale, rincorse di cuore, perdonami l’anima in un bouquet di margherite.

Danza allegra di petali, per un gioco antico.

M’ama, non m’ama.

Indovinare la voce prima che la mano si sia posata sul legno della porta, prima che il rumore delle scarpe sul tappeto dei ricordi lasci arresa l’anima. In balia delle onde quando soffia il vento di terra.

Aspettando che si alzi la luna dal mare. Viola ne disegnava il contorno perfetto.

Luna piena di Marzo.

Ora come allora.

Gli ulivi nel vento attendevano.

Lama sottile, mistero stentato, neanche Dio poteva fermarsi a riposare sulla sedia del tempo.

Uno scorpione tatuato sulla caviglia, tenuto stretto dalle maglie di un cavigliera.

Legami mai spezzati di un dio all’altare germogliato dalle mani.

Sei allacciato alle mie scarpe mentre spengo sigarette a metà su promesse mancate.

Chi sei?Che vieni al mio altare quando è luna piena di Marzo.