giovedì 30 agosto 2012

A proposito di Parigi Dakar fermo posta Hotel de Ville


Maria Revelli: mentre leggevo mi sembrava davvero di vedere la danzatrice africana e le anime dei leopardi.

Italo de Gregori: quando ho letto Parigi Dakar mi son detto: “questo libro non me lo lascio scappare”

Nicky Persico: C'è tutto, in questo libro: anima, avventura, coraggio. E il deserto. Vi travolgerà. Da non perdere. (Cristina Cardone - Parigi Dakar - Edizioni R.E.I. - in libreria dal 14 luglio)

 Lorella Bruno: io e Dario ce lo strappavamo di mano per leggerlo. Per fortuna gli uomini non sono tutti come Luca Borghese, qualcuno che dice: Ti amo c’è.

Fabiola: appena esce il prossimo vogliamo saperlo. Questo? Bellissimo.

Piero Carucci: Io leggo immedesimandomi nei personaggi

Dario Giubergia:  Penso che per un'autrice far vivere così profondamente un personaggio nell’ animo del lettore sia un risultato grande....

Grazia Tavolare: non ci crederai ..ho letto il tuo libro in un solo giorno....è un’emozione continua...con un finale a sorpresa...puoi continuarlo ...chissà...brava

Patrizia Rossini: Tutti cerchiamo l’amore, quello che si definisce assoluto, vero, ma quanti in realtà riescono a viverlo appieno? Quanti riescono a raccontarlo? Quanti riescono a comunicarlo con un linguaggio universale? Quanti riescono a fartelo rivivere? In Parigi Dakar c’è.


Lucrezia Iannola:  Cara Cris, ho finito di leggere il tuo libro, pieno di poesia e di passione. Traspare chiaramente il tuo grande amore per la vita.

Fernando Nicotera: Mi colpirono le parole di Persico, specialmente la sua citazione di Sgarbi, strillone dell'arte che raramente ammiro, ma sono d'accordo con lui quando dice che il vero artista e' quello che fa' arte per se stesso.

Nennella Andriani: apprezzo questo eros raffinato

Lucy Rossini: ma piove sempre in questo libro? Stamattina l’ho letto tutto d’un fiato lasciandomi l’ultimo capitolo…fantastico

Francesco de Francesco: l’ho finito e lo sto rileggendo. Mi hai tolto l’attimo in cambio dell’immortalità

Beniamino Straniero:  alcune ore dopo: un terzo del libro è già andato

Maurizio Di Credico: ma tutto questo succede in sole 100 pagine?

Claudia Ponzo:  ho comprato subito il tuo libro ma l’ho letto solo ora in campagna. L’ho divorato in un niente. Complimenti.  E grazie per avermi fatto trascorrere piacevoli e appassionanti momenti.

Laura Masera: letto d’un fiato che bello ritrovare quelle parole

Pina Catalano: ci hai regalato una serata stupenda. Nel libro ho rivissuto un passaggio triste.

Morena Lorenzini: Letto tutto d'un fiato il giorno dopo...non ce la facevo ad aspettare di arrivare alla fine...quindi l'ho letto a modo mio, come dice Pennac, saltando di qua e di là... ed è sorprendente! Ora devo rileggerlo per gustarmi i particolari... come ho fatto con Zucchero e cannella...

Paola Panza: IL MIO LIBRO PREFERITO UN VIAGGIO NELLA PROPRIA ANIMA CHE RESPIRA IC UN DESERTO PIENO DI MAGIA ....

Linda Schiarini: il libro l’ho comprato lunedì e l’ho finito martedì sera ed è stato un viaggio bellissimo

Anita: avevo comprato il libro, poi è arrivato mio figlio, ha visto il titolo e se lo è portato. Lo ha letto in fretta e gli è piaciuto. Io me lo sto assaporando.

Gero Giardina: mi è piaciuto. Lo ha letto anche mia madre che ha 85 anni, legge tantissimo e le è piaciuto come racconti la figura femminile.

Mario De Marco: ho finito il libro, mi hai intrigato

lunedì 27 agosto 2012

Recensione di Parigi Dakar Nicky Persico


Parigi – Dakar
Fermo posta Hotel De Ville
Cristina Cardone
Edizioni R.E.I.
Euro 10,00
E dentro c'è una vita: la tua.


Ci sono persone che sottraggono pezzi alla vita, e li spargono per il mondo. Come fossero gocce di profumo.
Fotografie, a volte. Come nel caso di Robert Doisneau.
Qualcuno non sa nemmeno chi sia, o almeno questo crede. E sbaglia.
Qualcuno sa bene chi è, e si ricorda altrettanto bene la foto di un bacio, con Parigi sullo sfondo: l'hotel de Ville. E anche sbaglia, perchè l'Hotel de Ville non è lì, dove a tutti sembra di vederlo. Lì dove tutti giurerebbero indicandotelo che sei pazzo a negarne l'esistenza. Ma l'Hotel De Ville non c'è. O almeno non è dove Doisneau l'ha immortalato, in una immagine che ha fatto il giro di tutti gli occhi e i cuori del mondo. Quella stessa immagine che è stata vista almeno una volta nella vita anche da chi crede di non conoscere Doisneau, e che ora esclamerebbe: “Ah, quella! Bellissima...”.
Doisneau il fotografo.
Aveva la capacità di vedere, materializzare e rendere condivisa una grande emozione, che a guardare quella foto non veniva evocata, ma addirittura vissuta per la prima volta da chi la osservava: una emozione che fino ad un istante prima non conosceva.
Lui, il fotografo Doisneau, aveva sottratto un pezzo alla vita, e lo aveva sparso per il mondo come fosse una goccia di profumo.
Era ciò che amava fare, e non sapeva nemmeno fino a che punto sarebbe riuscito a racchiudere il mondo, in quella immagine. Perchè il punto non c'è. Diventa infinito. La materia fotografata, superata una certa soglia di bellezza, ritorna mondo: ed è più bello di quanto lo era.
Doisneau non sapeva, infatti, che l'Hotel De Ville è un punto di incontro per le anime, e che ognuno di noi ha il suo. E vi dirò tra poco perchè.
Intanto ho fatto un viaggio.
Un viaggio bellissimo, iniziato alle prime righe di un libro, titolato Parigi – Dakar, nel quale Cristina Cardone ti investe con una folata di vento caldo e profumato non appena lo apri:

Se non dovessi tornare
sappiate che non sono mai partito
il mio viaggiare è stato tutto un restare qua,
dove non fui mai”

Ed inizia qualcosa che, sin da subito, non è leggere.
Inizia un percorso, un cammino.
E non ti rendi conto, che quello che hai iniziato è il viaggio.
Un viaggio bellissimo, che ti impone – pian piano – il suo tempo, i suoi rumori, i colori, e soprattutto il suo vento. Dopo poco, ti rendi conto che Cristina Cardone ti ha portato nel deserto.
Quel deserto bellissimo, quello del viaggio vero, che non è partire e non è arrivare. Perchè il viaggio è invece, esattamente, come lei lo descrive:

Il viaggio è quello che sta in mezzo. Per compiere quel viaggio a volte serve una vita”

Cristina, come Doisneau, ferma un frammento e lo riporta tra le righe, restituendolo intatto ad ogni passo di questo suo transfert narrativo, che a poco a poco diventerà il tuo. In un mare sconfinato di suggestioni, e insiemi di parole (non frasi) che incantate sgretolano il passato e tutto quello che hai intorno, l'autrice riesce a farti ritrovare con la sabbia sulla giacca, mentre attraversi il deserto insieme alla vita di due giornalisti nella esperienza di viaggio più intensa e affascinante che esista: la Parigi–Dakar.
E poi un luogo: l'Hotel De ville. Un luogo che non c'è, perchè che è dovunque due persone decidano che sia, stabilito per convenzione e deputato ad essere depositario dei biglietti che si scambiano per comunicare. Capisco, ora, che l'Hotel De Ville è dovunque, e che ognuno di noi ne ha uno. E' uscito dalla foto di Doisneau, e si è sparso per il mondo: come fosse una goccia di profumo, polverizzato, impalpabile e suadente.
La storia è avvincente, ma per il cammino che fai. Ed è cosa rara.
Davvero ti sembra di esserci, e di cogliere le sfumature, e i cambiamenti che stanno per arrivare.
Cristina scrive:

Solo chi vive il deserto sa riconoscere le inflessioni del vento”

E siccome questo è vero, e mentre leggi - tutto  ma tutto questo - lo senti, allora comprendi: sei in pieno deserto anche tu, e ti ci ha guidato lei.
Tante, le cose che ci sono dentro, in questo testo che percorre quella pista inventata da un uomo che si chiamava Thierry Sabine. Quello stesso uomo che:

Quando sorvolava con l'elicottero la corsa sembrava Dio che segue il suo popolo nel deserto”

Quella gara, in cui non si vince contro gli altri ma si ritrova sé stessi, o ci si perde per sempre. Che parte a gennaio dalla Parigi di Doisneau e che termina in una incantevole Dakar. In quel Senegal pieno di luce e colrori, dove tra i mercati sandaga e soumbedioune chi c'è stato, come a me è accaduto, respira l'anima dell'Africa e i sorrisi di chi non ha nulla, e quando ti saluta ti dice “Jaam nga am?” (hai pace, tu?).
Chi non c'è mai stato, invece, ci sarà attraverso queste pagine

Niente altro ho da dire all'autrice, adesso, se non “mi hai davvero stupito”.
 E grazie, per il viaggio. Perchè non è solo un libro: è un emozione, da provare.
Qui dentro c'è tutto, per chi sa vedere.



                                                                         Nicky Persico

domenica 26 agosto 2012

Presentazione dal Canonico


Presentazione di Parigi Dakar dal Canonico, Mola di Bari
20 Luglio 2012 con Annella Andriani, Caterina Firinu, Nicky Persico



dal Canonico: Parigi Dakar

Presentazione di Parigi Dakar dal Canonico, Mola di Bari
20 Luglio 2012 con Annella Andriani, Caterina Firinu, Nicky Persico

Presentazione Parigi Dakar Libreria Sognalibro

Presentazione di Parigi Dakar
Libreria Sognalibro Borgo S.Dalmazzo Cuneo
14Luglio 2012

Libreria sognalibri: Parigi Dakar

Presentazione di Parigi Dakar
Libreria Sognalibro Borgo S.Dalmazzo Cuneo
14Luglio 2012

lunedì 20 agosto 2012

Presentazione di Parigi Dakar dal Canonico


Oggi ore 20,30 presentazione del romanzo Parigi Dakar, dal Canonico S.Materno-Mola (BA)

sabato 11 agosto 2012

Seta e veleni


Seta e veleni

Duilio Giammaria

“Viaggiare è come attraversare una sottile e invisibile tela di ragno che diventa riconoscibile solo quando si riesce a distinguerne la trama. È necessario percepire questo fitto reticolo di informazioni per cogliere lo spirito dei luoghi, riconocere le tracce che costituiscono l’essenza di una cultura.”

Seguendo la via che per anni fu percorsa dalle carovane che procedevano a oriente sulla strada della seta, Duilio traccia un nuovo percorso, parallelo, molto vicino a quel camminare ma che non raccoglie solo paesaggi dal sapore leggendario, zone che ricordano le pagine di Bulgakov, atmosfere da Dottor Zivago, spartani pasti a base di vodka e caviale. No, lui mette a nudo una terra che dopo gli anni della guerra fredda, degli esperimenti nucleari, la ricerca di nuove armi di distruzione di massa, fa uscire dal suolo tutto il suo veleno: e allora si susseguono senza respiro immagini di un mare che non c’è più, Aral ha un nome sull’Atlante e una posizione geografica: lago di Aral. Luogo più simile alla luna o a una pagina da fine del mondo, apocalittico e devastato, navi in secca come velieri in una bottiglia. Lacrime come Koh-I-Noor davanti a tanto male.
Il Caspio è avvelenato, così come Semipalatinsk-21, Semey. Posti che raccolgono musei dell’orrore, dove la popolazione per anni si è ammalata ed è morta, tutto sotto segreto. Gente che ancora oggi vive in posti in cui senza un contatore geiger non si entra, con il fatalismo di chi sa che tanto, prima o poi si deve morire.
L’isola di Vozrozhdenija, nel mare di Aral, evoca spettri di guerra batteriologica.
Le pagine scorrono lente, perché fa male vedere con gli occhi di Duilio quello che anni di ricerche e sperimentazioni hanno prodotto sulla gente, sui bambini, sull’ecosistema ormai al collasso, di posti che devi andare a cercare sulla cartina, per localizzarli, ma che non scorderai.
Tagikistan, Kirghizistan…
Un lungo viaggio, su una Uaz per strade sterrate o su aerei che non esistono su nessuna tabella oraria, sono aerei, volano e basta.
Incontri con scienziati che hanno contribuito a creare armi di distruzione di massa, che pentiti sono esuli in una terra che non è la loro.
E poi tornare per raccontare. Fermandosi per il tempo di un chai.
“Hanno detto che il comunismo non andava bene perché non c’era libertà, ma con questo regime che sfrutta le risorse del paese e non dà niente al popolo, che libertà c’è? Ci dicono che non abbiamo diritto di pescare lo storione. Ma di cosa dovremmo vivere, delle loro stupide promesse?”