Cristina:
non ho ancora letto il tuo libro ma prometto che sarà uno dei buoni propositi
per il nuovo anno. Partiamo da lì, scrivere, raccontare la gara per fermare
sulla carta i ricordi come tracce sulla sabbia. Scrivere è un po’ come tornare
lì, condividere i ricordi, lasciare una traccia?
Jader:
la
mia Dakar dell’anno scorso è stata una sorpresa per me, non una sorpresa
l’averla finita, stavo per dire vinta, perché per me finire una Dakar alla
prima edizione è come vincerla ma la sorpresa è stata la pienezza
dell’esperienza, le immagini che poi si sono fissate nella mia mente e le
grandi emozioni apprendimenti che invece hanno pervaso tutta la mia esistenza
nei mesi successivi.
Appena tornato da questa esperienza fantastica io non
avevo già pianificato di scrivere un libro avevo già scritto in passato un
libro dove raccontavo la mia esperienza di imprenditore, di lavoro, un libro
che si chiama Manuale di edutainment , era stato molto bello scriverlo, mi aveva dato
piacere ma è anche faticoso scrivere un libro.
Però, appena tornato, ho visto che tante persone hanno
iniziato a chiedermi singolarmente delle cose specifiche e soprattutto
conoscendo la mia pigrizia mentale, ho compreso che tutti quei ricordi
meravigliosi rischiavano poi di svanire in sinapsi sovrascritte da emozioni
dell’ordinario e quindi mi sono messo da metà febbraio e ho detto: “proviamo a
scriverlo”. Ho organizzato tutto un racconto, non lineare, non ho raccontato la
Dakar, ho raccontato la mia vita che mi ha portato alla Dakar e tutta la
preparazione, tutti i pensieri, bè insomma è un libro un po’ particolare, la
ragione che mi spinge a sperimentarmi, allenarmi all’inaspettato che è un po’
la mia bandiera.
Quindi per me scrivere non è importante in assoluto, è
stato importante in questo caso soprattutto per fissare queste mie
vicissitudini e per restituirle ai tanti appassionati, questo è il libro
Cristina, che avrei voluto leggere io prima di iniziare questo percorso. Quindi
c’è stata una voglia di restituire alla comunità di appassionati, ne è emerso
un romanzo di formazione che sta piacendo anche a chi non è appassionato di
moto di per sé, e questo mi fa molto piacere. perché io credo il rally è uno
dei tanti sport che costituiscono un’accelerazione delle esperienze di vita,
per le dinamiche che ha, per il fair play che si instaura fra i partecipanti,
per questo bisogno di superare i limiti di sé e del mondo che poi sono
necessari per l’evoluzione umana.
C.: quest’anno cosa ti aspetti dalla Dakar e come ti sei preparato?
J.: arrivato
a giugno il libro più o meno era scritto, l’ho sospeso in alcuni periodi per
bisogni di lavoro. All’inizio non volevo fare la Dakar, poi tantissimi
appassionati hanno deciso di aiutarmi, quindi piccoli imprenditori che hanno
ritrovato nel mio modo, approccio, anche la possibilità di esprimere il loro
desiderio di partecipare alla Dakar, diciamo attraverso il mio avatar, diciamo
così, quindi ho deciso di partecipare perché è diventata di nuovo sostenibile.
Mi sono iscritto però alle malle moto, uno per ragioni di budget e poi perché la
malle moto è la categoria che tu conosci bene Original by motul, senza
assistenza meccanica e logistica perché volevo alzare la sfida. Tendo a non
rifare due volte la stessa cosa. Per tanto ho detto: “ho 52 anni, non avrò
tante Dakar all’orizzonte e quindi sperimentiamoci subito in questa disciplina.”
È una disciplina ulteriore all’interno della Dakar, è
una categoria dove partecipano solo trenta motociclisti che hanno già almeno
finito una Dakar e dove necessariamente, diciamo le difficoltà aumentano in
quanto non c’è un team che ti assiste. Il team non ti assiste solo nella parte
meccanica ma fa anche cose che aumentano i momenti di riposo per il pilota.
Quest’anno avrò meno riposo, meno recupero, dovrò necessariamente arrivare più
puntuale, non fare troppo tardi, quindi devo aumentare anche un po’ la
velocità, perché una volta arrivato dovrò dedicare almeno un’ora o due alla
cura della mia tenda, della mia logistica e della manutenzione alla mia moto.
Per fare questo ho capito dall’anno scorso che avevo
bisogno di aumentare la tecnica di guida e la velocità e quindi per tutto l’anno
mi sono allenato con la moto da rally, cosa che non fa quasi mai nessuno,
quindi ho venduto la mia moto da enduro, ho fatto gare, allenamenti, sempre con
la moto da gara, anche perché avevo già previsto di fare una ristrutturazione
generale, cambiare anche il blocco motore a fine anno.
E questo mi ha dato una bella sicurezza perché ho un
possesso del mezzo più importante, che mi dovrebbe portare ad avere una
velocità superiore, medie intendo, poi ho dovuto sviluppare, implementare tutte
quelle che sono le mie conoscenze tecnico-meccaniche, io non sono un meccanico
e non ho mai dato molta cura al mezzo, quindi me lo sono smontato tutto con
Celestini Motor che è il mio team, ho fatto corsi, l’ho rimontata, ho fatto
pratica, ho fatto il garzone di bottega.
C.: raccontaci la tua moto.
J.: devo
dire che sono andato anche dal grande Tullio, che è un meccanico di Brescia,
per fare tutto l’allestimento finale e a cogliere da queste grandi
professionalità i trucchi del mestiere.
Quindi sulla meccanica ho sopperito alle grandi
mancanze.
Ci sarà da ridere perché ho promesso che ogni sera di
fare sul mio canale Daling with the unexpected e di Rally Pov, una diretta che
si chiama Officina Giraldi, dove, dal momento che le mie conoscenze sono
veramente scarse, sarà un esempio di intelligenza artificiale dedicata alla
meccanica, perché chiederò a tutti i tifosi da casa di aiutarmi nel fare cose
che eventualmente non sono in grado di fare e quindi l’appuntamento, non si sa
a quale orario, perché gli orari di arrivo miei sono sempre molto casuali.
L’ultimo aspetto è stato quello fisico, quest’anno
sono andato molto di più in palestra per aumentare un po’ la forza e la massa
corporea perché l’anno scorso sono arrivato con alcuni arti, alcuni muscoli
veramente al limite, penso che se c’erano una o due tappe in più non l’avrei
finita.
Quindi siamo pronti, soprattutto per gestire tutti gli
imprevisti, sono un po’ più sereno perché so cosa mi aspetta ma questa non è
una gara che è sempre allenabile al cento per cento, quindi vediamo le
incognite che ci saranno. Di sicuro so bene di essere un privilegiato e di
rispettare questa gara fantastica il cui mito ci è ancora sconosciuto.
Non sappiamo perché una manciata di piloti privati
dedicano tutto un anno e sacrifici economici, di giornate fisici per
parteciparvi.