mercoledì 17 gennaio 2024

Salotto Dakar: Francesco Catanese

 


Cristina: cosa ti aspetti dalla gara quest’anno? Paure?

Francesco: questa sarà la mia 7a Dakar e non ho grandi aspettative, l'obiettivo è sempre quello di cercare di finirla senza farsi male. La gara è però talmente lunga che bisogna cercare di viverla giorno per giorno. Il vero obiettivo diventa quello di cercare di arrivare alla fine di ogni singola tappa ma, soprattutto, uscire dalla speciale nel deserto prima che faccia buio, cioè verso le 17. Quest'anno hanno allungato le speciali per cui sarà dura riuscirci. Non mi piace andare in moto di notte, non vedo bene e fa freddo (odio il freddo). Per cui mi toccherà tirare non tanto per la classifica che mi interessa poco (vado per i 54 anni...), quanto invece per cercare di arrivare il prima possibile al bivacco, riposarmi, fare una doccia, mangiare e andare a dormire in tenda.

C.: categoria malle moto, quanta soddisfazione a farcela da soli? Come ci si prepara?

 F.: correrò con una Honda 450 Rally, penso sia una delle poche Honda in gara, sono praticamente tutti KTM 450 Rally. Non corro in malle moto perché la gara è troppo lunga e ho bisogno di riposarmi quando arrivo. Ci penserà il meccanico che avrò nel Team PEDREGA che mi farà assistenza.


domenica 14 gennaio 2024

Salotto Dakar 2024: Cesare Zacchetti


Cesare Zacchetti, simpatia e aplomb torinese, con il suo maglioncino blu incanta gli ammiratori, sempre pacato e sorridente si è guadagnato l’appellativo di conte della Dakar.

L’adesivo di Tabui sulla moto.

Durante la tappa marathon si ritrova a dormire nel deserto e racconta l’esperienza con ironia e semplicità come i vecchi dakariani, quelli della Parigi-Dakar: c’est le Dakar.

Cristina: raccontaci la moto con la quale correrai.

Cesare: correrò con la Kove, una moto cinese che sta arrivando in Italia, mi trovo benissimo, cercherò di portarla al traguardo.

C.: il nuovo Roadbook tecnologico, come ti sei preparato?

C.: mi piace il Roadbook digitale, anche se lo sto usando per la prima volta.

 

giovedì 11 gennaio 2024

Salotto Dakar 2024 Jader Giraldi

 



Cristina: non ho ancora letto il tuo libro ma prometto che sarà uno dei buoni propositi per il nuovo anno. Partiamo da lì, scrivere, raccontare la gara per fermare sulla carta i ricordi come tracce sulla sabbia. Scrivere è un po’ come tornare lì, condividere i ricordi, lasciare una traccia?

Jader: la mia Dakar dell’anno scorso è stata una sorpresa per me, non una sorpresa l’averla finita, stavo per dire vinta, perché per me finire una Dakar alla prima edizione è come vincerla ma la sorpresa è stata la pienezza dell’esperienza, le immagini che poi si sono fissate nella mia mente e le grandi emozioni apprendimenti che invece hanno pervaso tutta la mia esistenza nei mesi successivi.

Appena tornato da questa esperienza fantastica io non avevo già pianificato di scrivere un libro avevo già scritto in passato un libro dove raccontavo la mia esperienza di imprenditore, di lavoro, un libro che si chiama Manuale di edutainment , era stato molto bello scriverlo, mi aveva dato piacere ma è anche faticoso scrivere un libro.

Però, appena tornato, ho visto che tante persone hanno iniziato a chiedermi singolarmente delle cose specifiche e soprattutto conoscendo la mia pigrizia mentale, ho compreso che tutti quei ricordi meravigliosi rischiavano poi di svanire in sinapsi sovrascritte da emozioni dell’ordinario e quindi mi sono messo da metà febbraio e ho detto: “proviamo a scriverlo”. Ho organizzato tutto un racconto, non lineare, non ho raccontato la Dakar, ho raccontato la mia vita che mi ha portato alla Dakar e tutta la preparazione, tutti i pensieri, bè insomma è un libro un po’ particolare, la ragione che mi spinge a sperimentarmi, allenarmi all’inaspettato che è un po’ la mia bandiera.

Quindi per me scrivere non è importante in assoluto, è stato importante in questo caso soprattutto per fissare queste mie vicissitudini e per restituirle ai tanti appassionati, questo è il libro Cristina, che avrei voluto leggere io prima di iniziare questo percorso. Quindi c’è stata una voglia di restituire alla comunità di appassionati, ne è emerso un romanzo di formazione che sta piacendo anche a chi non è appassionato di moto di per sé, e questo mi fa molto piacere. perché io credo il rally è uno dei tanti sport che costituiscono un’accelerazione delle esperienze di vita, per le dinamiche che ha, per il fair play che si instaura fra i partecipanti, per questo bisogno di superare i limiti di sé e del mondo che poi sono necessari per l’evoluzione umana.

C.: quest’anno cosa ti aspetti dalla Dakar e come ti sei preparato?

J.: arrivato a giugno il libro più o meno era scritto, l’ho sospeso in alcuni periodi per bisogni di lavoro. All’inizio non volevo fare la Dakar, poi tantissimi appassionati hanno deciso di aiutarmi, quindi piccoli imprenditori che hanno ritrovato nel mio modo, approccio, anche la possibilità di esprimere il loro desiderio di partecipare alla Dakar, diciamo attraverso il mio avatar, diciamo così, quindi ho deciso di partecipare perché è diventata di nuovo sostenibile. Mi sono iscritto però alle malle moto, uno per ragioni di budget e poi perché la malle moto è la categoria che tu conosci bene Original by motul, senza assistenza meccanica e logistica perché volevo alzare la sfida. Tendo a non rifare due volte la stessa cosa. Per tanto ho detto: “ho 52 anni, non avrò tante Dakar all’orizzonte e quindi sperimentiamoci subito in questa disciplina.”

È una disciplina ulteriore all’interno della Dakar, è una categoria dove partecipano solo trenta motociclisti che hanno già almeno finito una Dakar e dove necessariamente, diciamo le difficoltà aumentano in quanto non c’è un team che ti assiste. Il team non ti assiste solo nella parte meccanica ma fa anche cose che aumentano i momenti di riposo per il pilota. Quest’anno avrò meno riposo, meno recupero, dovrò necessariamente arrivare più puntuale, non fare troppo tardi, quindi devo aumentare anche un po’ la velocità, perché una volta arrivato dovrò dedicare almeno un’ora o due alla cura della mia tenda, della mia logistica e della manutenzione alla mia moto.

Per fare questo ho capito dall’anno scorso che avevo bisogno di aumentare la tecnica di guida e la velocità e quindi per tutto l’anno mi sono allenato con la moto da rally, cosa che non fa quasi mai nessuno, quindi ho venduto la mia moto da enduro, ho fatto gare, allenamenti, sempre con la moto da gara, anche perché avevo già previsto di fare una ristrutturazione generale, cambiare anche il blocco motore a fine anno.

E questo mi ha dato una bella sicurezza perché ho un possesso del mezzo più importante, che mi dovrebbe portare ad avere una velocità superiore, medie intendo, poi ho dovuto sviluppare, implementare tutte quelle che sono le mie conoscenze tecnico-meccaniche, io non sono un meccanico e non ho mai dato molta cura al mezzo, quindi me lo sono smontato tutto con Celestini Motor che è il mio team, ho fatto corsi, l’ho rimontata, ho fatto pratica, ho fatto il garzone di bottega.

 

C.: raccontaci la tua moto.

J.: devo dire che sono andato anche dal grande Tullio, che è un meccanico di Brescia, per fare tutto l’allestimento finale e a cogliere da queste grandi professionalità i trucchi del mestiere.

Quindi sulla meccanica ho sopperito alle grandi mancanze.

Ci sarà da ridere perché ho promesso che ogni sera di fare sul mio canale Daling with the unexpected e di Rally Pov, una diretta che si chiama Officina Giraldi, dove, dal momento che le mie conoscenze sono veramente scarse, sarà un esempio di intelligenza artificiale dedicata alla meccanica, perché chiederò a tutti i tifosi da casa di aiutarmi nel fare cose che eventualmente non sono in grado di fare e quindi l’appuntamento, non si sa a quale orario, perché gli orari di arrivo miei sono sempre molto casuali.

L’ultimo aspetto è stato quello fisico, quest’anno sono andato molto di più in palestra per aumentare un po’ la forza e la massa corporea perché l’anno scorso sono arrivato con alcuni arti, alcuni muscoli veramente al limite, penso che se c’erano una o due tappe in più non l’avrei finita.

Quindi siamo pronti, soprattutto per gestire tutti gli imprevisti, sono un po’ più sereno perché so cosa mi aspetta ma questa non è una gara che è sempre allenabile al cento per cento, quindi vediamo le incognite che ci saranno. Di sicuro so bene di essere un privilegiato e di rispettare questa gara fantastica il cui mito ci è ancora sconosciuto.

Non sappiamo perché una manciata di piloti privati dedicano tutto un anno e sacrifici economici, di giornate fisici per parteciparvi.