lunedì 31 dicembre 2012

Buon 2013

"Il capodanno è il momento per fare i vostri buoni propositi.
La settimana successiva potrete cominciare a piastrellarci la strada per l'inferno,
come al solito."

Mark Twain, lettera al Virginia City Territorial Enterprise 1863


Qualunque sia il vostro orizzonte, qualunque peso abbiano i vostri sogni, non arrendetevi mai, guardate lontano, osate sfidare tempo e spazio per ciò in cui credete.
Questo è stato un anno splendido e mi sento di dire: Grazie.
Per chi c'è stato, per gli amici, per i miei libri, per i viaggi...
E ora conto alla rovescia per un nuovo anno...che sia bellissimo.


Auguri!

Henry's cafè, Parigi Dakar


venerdì 28 dicembre 2012

A Milano Parigi Dakar

Stasera alle 20,00 Parigi Dakar, fermo posta Hotel de Ville, Edizioni Rei
presso Henry's Café V. Col di Lana 4 Milano

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale

a tutti gli Amici, vicini e lontani, Auguri...

Cris

domenica 23 dicembre 2012

Un racconto di Natale: Vigilia di Natale in Via Sparano



C’è una tradizione qui al sud, alla quale non potrò rinunciare e il giorno in cui me ne andrò mi mancherà da morire; è lo scambio degli auguri il giorno della Vigilia di Natale nella pedonale Via Sparano.
Ci si ritrova tutti lì, quel giorno la regola è: “a pranzo non si mangia” in attesa della cena della Vigilia.
Mi sono sempre domandata: ma se stiamo tutti in centro chi sta a casa a cucinare?
In un posto se non ci sei nato non puoi capire, puoi solo provare a raccontare…tra capitone e baccalà, mercati rionali aperti tutta la notte del 23.

In ufficio avevano finito, fatti gli auguri di rito, tagliato il panettone, brindato con bollicine italiane e bicchieri rossi di carta, non restava che tuffarsi nella festa, o almeno in quello che la precedeva.
Lei lo pregò di accompagnarla.
Lui sospirò, prese il cappotto e la seguì verso l’ascensore, raccogliendo gli ultimi scampoli di “auguri” dalle scrivanie, tra zucchero a velo dei dolci avanzati e mezza bottiglia di bollicine da finire.
-Ha anche smesso di piovere.- disse lei quando scesero in strada, trascinati da una folla scomposta e festante. Dove andassero non era dato sapere, scorrevano, come un fiume.
-E dai sorridi.- lo provocò lei. Lo prese sottobraccio con fare protettivo: -Ti salvo io dal Natale.-
Lui capitolò con un sorriso, a lei “no” non si poteva dire.
Il problema era lui. Si rivide bambino quando la sera del 24 rimaneva sveglio ad aspettare l'arrivo di Babbo Natale. Adorava il Natale; quando prese ad odiarlo fu colpa di un coniglio.
Ci sono episodi dell’infanzia che ognuno di noi si porta appresso, momenti belli ed episodi raccapriccianti. Lui trascorreva molto tempo con i nonni e con loro condivideva la passione per le passeggiate, l’amore per la natura e l’allegra voglia di essere utili dei bambini, dando una mano nell’allevamento di conigli dello zio nelle vacanze estive e in quelle natalizie. Nulla di trascendentale, un piccolo allevamento amatoriale di provincia, di chi vuole mangiare sano, una sorta di visione bucolica del cibo.
La tragedia era in agguato quel giorno di Natale, quando sulla tavola fece il suo bell’ingresso uno stufato di coniglio alle olive. Ora, un bambino che viene dalla città, che si porta addosso quella sorta di allergico-a-tutto, che supera le sue paure e per giorni porta acqua e cibo a quei simpatici animaletti dalla pelliccia fulva, dal musetto in perenne movimento, come può reagire trovando il suo “amico”a tavola. Nel senso che lui era il commensale e il coniglio la pietanza.
Uno shock.
E su questo un bravo analista ci avrebbe cucito su una storia tragica, tirata fuori magistralmente dalle pagine di Dickens come un coniglio dal cilindro di un mago distratto.
E come lo aveva ben definito l’autore inglese nei Racconti di Natale: quella sorta di inafferrabilità, di perdita che è il ritorno dello spiritello dell’infanzia “ora una cosa con un braccio, ora con una gamba, ora con venti gambe, ora un paio di gambe senza una testa, ora una testa senza un corpo.”
Nell’equazione dove Scrooge sta allo Spirito del Natale, e la “x” variabile indipendente, per lui era un coniglio.
Per la via tutti si salutavano e si scambiavano gli auguri, non si sarebbe sorpreso a vedere anche le renne.
-Guarda faccio nevicare.- disse lei agitando una sfera di cristallo con la neve finta.
Le sorrise. Già, a lei “no” non si poteva dire. Le sorrise.

giovedì 13 dicembre 2012

sabato 8 dicembre 2012

mercoledì 5 dicembre 2012

martedì 4 dicembre 2012

Se l'amore fosse come la rosa di Gerico

Dopo il successo di Parigi-Dakar, fermo posta Hotel de Ville Cristina Cardone firma una spy story

La rosa di Gerico insegna il tempo dell’attesa, la bellezza dell’attimo, il presente come unico verbo in cui impostare la nostra vita.
Peter Olsen è un agente del Mossad, con la copertura di un filosofo-economista, che deve cercare di salvare la finanza mondiale creando accordi con paesi arabi legati al petrolio, ed ebrei tra i maggiori investitori in oro. I due capi saldi di un’economia in ginocchio, sullo sfondo di una crisi globale, fatta di spread e recessione. Conosce Rose de Bethencourt, una scrittrice, i due vivranno una storia d’amore tra intrighi internazionali, segreti e paesaggi del Medio Oriente, dove l’eterno conflitto israelo-palestinese che scuote le coscienze, divide e fa discutere si fa teatro della vicenda.

domenica 2 dicembre 2012

Parigi-Dakar, tè con l'autore

Giovinazzo, domenica 2 Dicembre, tè con l'autore.
Cristina Cardone e Patrizia Rossini presentano Parigi-Dakar, fermo posta Hotel de Ville

venerdì 30 novembre 2012

L'alba

il tuo giorno inciampa già sulla mia notte, genuflessa alle tue parole, appesa all'apostrofo della parola Amore, come la mezza luna al di qua e al di la' dell'oceano.

domenica 25 novembre 2012

Libreria del Teatro

Presentazione di Parigi-Dakar, fermo posta Hotel de Ville presso la Libreria del Teatro a Bitonto

22 Novembre 18,30

Letture di Caterina Firinu

martedì 13 novembre 2012

mi dicono di Parigi Dakar...



Gloria Milani: Il libro me lo sono letteralmente mangiato in 5 giorni...e alla fine mi sono anche commossa;) E' davvero un piccolo capolavoro

Caterina Firinu: alla fine ho pianto. Se fossi stata sola avrei singhiozzato. È l’idea della perfezione di un rapporto d’amore. Viola ha capito tutto

Un’ amica di Caterina: le ho prestato il libro. Lo ha letto. Mi ha telefonato dicendo: “Bellissimo, ora vado in libreria e me lo compro”

Rinamaria Sapegno: non mi aspettavo tanta profondità e saggezza da una persona così giovane. Il finale mi ha sorpresa e fatta piangere

Tania Fornella: mi hai fatto venire voglia di vedere quei posti

Gianluca Lomuto: ti ho odiata nelle prime pagine. Gli uomini non sono tutti come Luca Borghese

Paolo Briganti: la cosa che mi è piaciuta di più: la dinamicità che hai creato tra spazio e tempo che ti riporta a volte alle prime pagine

Mina Balducci: è una poesia, un cammeo.

Rosanna Diodovich: vedevo i posti, sentivo gli odori…

Rosanna Zingaro: l’ho letto e poi l’ho riletto. È vero generi discussioni con questo libro.

Michele Faustino: letto due volte perché arrivato alla fine ho avuto la sensazione di essermi perso qualcosa.
Lidia Revelli: ho letto il tuo libro tutto d’un fiato. È elegante nella descrizione, molto bello e profondo.

domenica 4 novembre 2012

Pioggia a Bucarest



La tua voce mi arrivava a tratti, la linea era disturbata. Chiamavi da una cabina pubblica.
“Qui piove”
Per le strade silenziose te andavi avvolto nel tuo cappotto scuro. La sciarpa di lana appesa al collo, il mio illuso esserci, lì, con te, stanotte, mentre raccogli il riflesso rovesciato di te nelle pozzanghere e ombre sui muri, come scritte straniere a urlare contro il popolo degli eroi.
Quella canzone che mi avevi scritto dietro una cartolina e che tenevo in bilico tra i libri e quella bolla di vetro, souvenir che raccoglieva un paesaggio qualunque nel mondo, di dubbia fattura cinese. Quelle bolle di vetro che fai nevicare anche ad Agosto.
Piove a Bucarest.
Te ne vai senza ombrello, senza di me appesa al tuo braccio. In guerra di terra non tua, di nuovi armistizi da firmare per coltivare brandelli di futuro.
Mi porti nei tuoi pensieri, nella fodera della tasca del cappotto, nell’impronta delle mie labbra sulle tue.
Piove a Bucarest.
Rientri solo in un albergo vuoto, il riflesso intermittente della scritta all’esterno si amplifica nelle pozzanghere, come sangue rosso a colare dalle ferite.
Hanno colpito il tuo cuore fragile? O è ferita lieve che posso guarire standoti accanto?
La voce ritorna chiara. Hai richiamato, per non farmi stare in pensiero. Sì, sento la pioggia che ti fa compagnia.
Piove a Bucarest e sono sul cuscino vuoto accanto al tuo.

domenica 28 ottobre 2012

Cap Estel



Rose posò una mano sul braccio dell’uomo riscuotendolo dai suoi pensieri. Trascinandolo prepotentemente al presente.
-Sì?- disse lui -cosa stavi dicendo?-
Lei lo guardò preoccupata. -Non ho detto niente. Dove sei andato?-
-Hai sbagliato la domanda: da dove arrivo?-
Si alzò, mise le mani in tasca e si incamminò verso il mare. I fantasmi del passato si agitavano e le streghe danzavano un Sabba su un fuoco mai sopito dove ardevano voci e lamenti e sussurri.
Quell’eco non taceva mai. Una mano scura, l’uomo nero, lo afferrava, a ritorni, come la marea, costringendolo a vedere mille e mille volte lo stesso fotogramma, visto e rivisto, a cercare la chiave, la possibile via di fuga, l’errore. Niente. Niente. Non trovava niente.
Scese lungo la scaletta di pietra, tolse le scarpe, il contatto con i sassolini della spiaggia gli dava un’andatura incerta.
Rose si era alzata, lo seguì con lo sguardo, poi si avviò, percorse il sentiero, scese la scala.
Lui intanto camminava sulla battigia, entrò con i piedi nell’acqua incurante dell’orlo dei pantaloni che andava inzuppandosi.
Lei aumentò il passo, il rumore delle scarpe sulla ghiaia. Si fermò dove il mare lambiva la riva e la linea di sabbia e sassi era umida, il colore appena più scuro a indicare il livello della marea.
Lui si voltò, le andò incontro. Lei lo abbracciò.
-Vai via Rose.- disse senza convinzione.
-No capitano.-
Lui sorrise: -Ti porterò a fondo e non voglio.-
-Non puoi decidere per la mia vita.-
-No. Ma posso darti la possibilità di scegliere.-