sabato 30 marzo 2013

La Gran Madre parlava, i Cappuccini rispondevano



Tu sei la frase d’amore su cui ho costruito la mia vita. O almeno quello che ne rimane
Noè osservò la frase scritta a matita sulla parete del suo atelier. Si accarezzò la barba sottile con le mani, sorrise compiaciuto pensando a lei che l’aveva scritta. Poi prese una tela e l’appoggiò sul cavalletto.
Una pioggia sottile aveva cominciato a cadere dal primo pomeriggio. Il cielo rovesciato e plumbeo e le parole che passano lente, come acqua di Po.
Eva Rosa si teneva stretto l’impermeabile e con una mano dava l’equilibrio precario a tacchi e ombrello mentre usciva dalla metropolitana davanti alla stazione.
Sotto i portici le facevano compagnia il rumore ritmico dei suoi passi e la sua immagine che le rimandavano le vetrine.
Maibrit si era fermata nella piazza e rimaneva a osservare quell’angelo dalle strane ali, un brivido le corse lungo la schiena.
Via Garibaldi le si aprì davanti con i tavolini all’aperto, le librerie e pochi passanti in quel giorno di pioggia.
La luce aveva un taglia diverso in Piazza Vittorio, nell’architettura perfetta dei suoi portici, i suoi tetti, le soffitte, la collina, il ponte. Poi campane. La Gran Madre parlava. I Cappuccini rispondevano.
Entrarono insieme in chiesa. Eva Rosa e Maibrit.
La penombra raccoglieva sulle pareti l’ombra fluttuante della fiammella delle candele, le statue di gesso fissavano ipnotiche un punto qualsiasi davanti a loro.
Arrivarono entrambe vicino all’altare laterale e insieme allungarono la mano verso il libro che era stato appoggiato lì su una panca di legno.
Sulla copertina c’erano due mani.
Maibrit osservò la mano delicata dell’altra donna, sfilata da un guanto appoggiarsi per prima sul libro.
I loro sguardi si incrociarono.
Eva Rosa osservò il complicato disegno tatuato sulla mano di quella donna.
-Sei qui per il book-crossing?- domandò Eva Rosa.
-Sì.- sorrise divertita Maibrit -Anche tu lo hai letto sul sito Official Crossing zone?- continuò.
-Sì. Piacere, Eva Rosa.-
Maibrit lasciò il libro si sollevò ma le scivolò la borsa e il contenuto uscì dalla cerniera aperta.
Si chinarono insieme a raccogliere.
Eva Rosa le porse il mazzo di Tarocchi. -Ma tu sai leggere le carte?-
-Sì. Comunque piacere Maibrit.-
-Non sei di qua, vero?
-No, vengo da lontano.-
In quel momento il vento fece sbattere la porta di ingresso, il riflesso delle candele tremò di più.
Uscirono, Maibrit aveva preso il libro.
C’era un caffè nella piazzetta da lì si vedeva il fiume.
Si sedettero e iniziarono a parlare. Non avrebbero smesso più.
Rintocchi di campane.
La Gran Madre parlava. I Cappuccini rispondevano.

mercoledì 13 marzo 2013

I lettori di Se l'amore fosse come la rosa di Gerico

Dicono di: Se l’amore fosse come la rosa di Gerico:

Che dire Cris..... CHE SI, SEI PROPRIO PROPRIO BRAVA!
Certo non si può dire che ti manchino le idee , la capacità e la correttezza nello scrivere. Certe volte ho perfino l'impressione che non sfrutti appieno gli spunti che hai , come farebbero altri per scrivere, magari, delle mappazze infinite!
Claudia Ponzo

Letto in una notte: bellissimo

Rosalba

Di una colonna di giornale si dice che funziona se la leggi in un minuto, un minuto e mezzo. Leggo le prime pagine di questo romanzo: è scorrevole, funziona.

Franco Strippoli

Questa cosa fa il botto

Maurizio Di Credico

Un messaggio però ci rimane forte:che l’amore,anche tra due persone di diversa età,se forte,resiste alle contrarietà della vita, alle gioie e alle ansie.

Paolo Alazraki


gioiosa e vivida scrittrice, con un libro che conferma il suo stile delicato e descrittivo di raffinate atmosfere dei rapporti tra eventi e persone: leggerla è sempre come viaggiare con un bagaglio leggero e lo sguardo attento a ciò che possiamo vedere attraverso le sue parole. Tu non te ne accorgi, lei ti prende per mano e ti porta via, in un’isola Greca, o a Gerusalemme. Fotografa cose che gli altri non notano.

Nicky Persico

C’è tutto…amore malinconia suspance e ha tanto di te e di me e di ogni donna che sogna

Caterina Firinu

Descrivi i luoghi da far venire voglia di andarci

Nennella

Il tuo libro lo tengo sul comodino, non è un libro da autobus
Maristella

Questo romanzo è molto più maturo. Non avevo ancora finito di leggerlo che se l’è preso mia nipote che alla fine ha detto: “quando ne scrive un altro?”
Ci si immedesima nel tuo scrivere.

Marcella

Ti ho trovata ancora più “cresciuta” la scrittura fissa le immagini che restano “addosso”al lettore…io Rose me la sono pure sognata e anche ora me la vedo andare incontro alla sua nuova vita.

Lorella Bruno


io sto facendo i conti delle prossime vendite...

Edizioni Rei

Bellissimo, anche il finale

Patrizia Barone

Proprio te cercavo, mi dice Mariella.
Ho letto il libro due volte. Hai la capacità di condensare eventi politici, luoghi mescolandoli alla poesia.
È forse questa la nostra condizione di essere come la rosa di Gerico, in attesa di poche gocce d’acqua. Questa donna che per amore sconvolge la sua vita. Come aveva detto Nicky si viaggia con i tuoi personaggi e in poche parole si viene trasportati, si viaggia, ci si sposta senza soffrire il cambiamento di luogo.

Mariella lasorsa

Non è triste questo romanzo. L’ho sottolineato quasi tutto.

Angelisa Loschiavo

8 marzo.....Quante Rose si sono alzate in questa mattina di pioggia, grigia e fredda; anonime si sono preparate guardandosi di sfuggita allo specchio senza farsi troppe domande con la paura di nn riconoscere la loro immagine riflessa, sono scese per strada, lo stesso tragitto di sempre cosi conosciuto e così estraneo...gli stessi volti sull'autobus..che se anche cambiano nn importa.....Quante Rose ora stanno passando i prodotti su un nastro, contano il resto e imbustano la spesa...nn sono scrittrici affermate come Rose, nn sono mai state inseguite da losche figure...ma anch'esse vivono una vita nn loro, anch'esse in luoghi sconosciuti, in case sconosciute..per scelta o per fato...inizialmente voluto e poi subito, per aver affidato il cuore nella sua interezza in mano a "peter"..un Peter ke nn è un agente segreto, nn ha compiti delicati da cui dipendono equilibri internazionali..un Peter che anke se seduto sul divano riesce a essere a Beirut in qualke intrigo, un Peter che accompagna Rose a fare la spesa e con la quale si siede a cena...ma perché basta che Rose allunghi la mano sul letto per sentirlo inesorabilmente deserto? QuanteRose hanno trovato a loro stesse uno pseudomino per difesa, per fuga, per sopravvivere nella quotidiana realtà in cui nn si riconoscono. .. Troppe Rose, sempre lì. .ad aspettare che Peter ritorni..soffrendo, rischiando, partendo, morendo dentro...sospese..per poi rinascere con poche gocce d'acqua..Non esisterebbero "Peter"se nn esistessero "Rose"...nn esisterebbe la rosa di Gerico senza questa alternanza tra aridità e rigogliosita'....E l'amore? in tutto ciò forse c'entra poco o forse ne è l'eccesso...è un dubbio ke il lettore riesce solo a dissipare nel finale. ...Questa nn è una recensione, lo so, sono solo due impressioni scritte da un'amica ke nn fa mai domande e nn giudica e ....che è stata abituata alle rose di marzo!!!

L.B.

martedì 5 marzo 2013

Recensione di Nicky Persico

Cristina Cardone - “Se l'amore fosse come la rosa di Gerico”

pubblicata da Nicky Persico il giorno Lunedì 4 marzo 2013 alle ore 19.43 ·
Cristina Cardone
“Se l'amore fosse come la rosa di Gerico”
Edizioni R.E.I.
129 pag.

Cristina Cardone stupisce ancora, con questo suo romanzo che segue di poco a “Parigi Dakar”, ma che in realtà ne è prosieguo, idealmente, ed è anche la conferma del suo talento, consolidandone la maturità narrativa.
La dimensione della scrittrice, originale e delicata, è il viaggio.
“Il” viaggio: inteso, raccontato e versato in lettere secondo l'angolo visuale dell'importanza del percorso. Perchè viaggiatori si nasce, oppure si diventa.
Viaggiare e vivere, suggerisce l'autrice. Sono percorsi affini.
Si può vivere una vita intera senza aver vissuto, e si può attraversare interi territori senza trarne alcun vissuto.
O invece – questo è il messaggio del suo raccontare – si può imparare il tempo del viaggio, si può imparare a posare lo sguardo, a respirare lentamente il passo, e quindi a vivere il tragitto. In un gioco sottile di specchi Cristina Cardone rallenta il battito di chi legge, e con grazia all'improvviso ci si ritrova tra coloro che davvero hanno fatto dell'itinerario una dimensione di vita, ed essere con loro a sentire sulla pelle “il vento che non taceva mai, le scogliere sull'oceano e l'ultimo sguardo del popolo sui transatlantici prima del grande viaggio”.
Si impara, leggendo, a guardarsi intorno, ad avere rispetto per quello che ci circonda e di noi stessi come viandanti.
Tutto è tra le righe, con questa autrice, e il tutto accade con lentezza leggera.
Non si parte e non si arriva: si percorre. E spiegare questa sottile differenza è la cifra della sua grandezza.
Al termine si scende, ma come d'incanto qualcosa, dentro, resta.
Resta il ricordo pieno, resta il ritmo allineato, l'equilibrio ritrovato.
E il passo.
Il passo dell'esistenza, che ritorna a sé e che Cristina descrive come “Il cerchio della vita. Bisogna imparare ad aspettare senza stancarsi di aspettare e quando davvero nessuna speranza sembra farci vedere il domani , si deve tenere duro, non importa i rami che seccheranno, le foglie cadute, conta solo la forza delle nostre radici.
E ancora una volta con questo romanzo si salpa, si decolla, si esce comunque dalla porta per andare tanto lontano come mai avremmo immaginato: verso di sé.
E il cerchio si chiude, con l'ultima pagina, dove tutto finisce e tutto ricomincia.
E rifiorisce.
Come una rosa: la rosa di Gerico.
Dove le pagine sono come gocce d'acqua.

Nicky Persico

sabato 2 marzo 2013

Recensione di Dario Giubergia

  1.  
     
    Recensione di Se l'amore fosse come la rosa di Gerico di Dario Giubergia


    Ero alla finestra quando il postino con fare sospetto ha depositato nella buca un pacco giallo ampio e ripiegato.. poi si e’ voltato scrutando la strada ed e’ ripartito… sono sceso, ho controllato se qualcuno o qualcosa di insolito rompeva la normalita’ di quella mattina..ho ritirato il pacco e sempre schivo e sospettoso sono tornato in casa… l’ ho aperto con l’emozione di una cosa tanto attesa ora tra le mie mani… dentro oltre il libro..un foglio : “leggilo, fanne tesoro, raccogli ogni picolo particolare, conservalo nella memoria poi distruggi il tutto…”
    Cosi’ reinterpreterei il momento in cui ho ricevuto il tuo libro.. arrivato all’ultima pagina in poche ore… per fortuna ora posso far tornare la “tensione” a livelli accettabili….
    Inutile dirti che rabbia ho provato verso Peter di cui non sono riuscito a vedere il volto nitidamente… sfuggente anche al lettore..tra i suoi doppi giochi e le mille identita’..quale uomo, quale amore puo’ chiedere tanto a un altro essere umano? Non era piu’ autentico e profondo sentimento amare cercando pero’ di preservare da tanta sofferenza la povera Rose? Perche’ chiederle cosi’ tanto…perche’ metterla cosi’ in pericolo… amare e’ anche saper rinunciare…
    Solo verso la fine si e’ un po’ riscattato per la prima volta sacrificando se stesso per il bene di lei.. facendo scudo col suo corpo..
    Perche’ per quanto vero e inesorabile l’amore deve essere come la rosa di gerico? Perche’ non potrebbe essere come una rosa di marzo che ha bisogno di cure giornaliere e costanti…dove equilibri di piu’ fattori ne’ dertermianano la vita o la morte? Troppo crudele, troppo spietato assaporare l’amore tramite qualche goccia per poi ripiegarsi in uno stato di abbandono e stasi…perche’ l’amore nella nostra vita non puo’ essere un eterna primavera al di la’ delle tradizionali regole del tempo?
    Il tempo…come e’ presente…come scandisce le pagine… dicembre…gennaio…etc… le lunghe attese interminabili…gli attimi fugaci di passione... tempo che toglie la vita…tempo che in un attimo la restituisce con un’ intensita’ sbalorditiva… meglio una vita dove crediamo di governare il tempo che ci porta a lento declino o una vita dove siamo granelli di sabbia ben consapevoli della nostra missione ma allo stesso tempo attratti dalla discesa inesorabile nella parte inferiore della clessidra? Dove una mano puo’ in un attimo ribaltare il nostro moto a suo piacimento?
    Ormai coi tuoi libri ho imparato che vanno letti a voce alta… tra se’ e se’… perche’ leggerli in silenzio impoverisce tale lettura..il pensiero deve essere svincolato e libero dallo scritto e farsi portare dalle parole ascoltate…senza timore di perdere questa o quella parola nella frase..come si fa con un testo straniero dove non ci si ferma alla singola parola ma al significato della frase e a cio’ che ti trasmette…con una certa liberta’…solo cosi’ si puo’ cogliere “lo spazio bianco fra le parole…”
    almeno con me funziona cosi’.
    E’ notte…ho da poco finito il libro…passo nel lungo corridoio del reparto dove 16 anime riposano..sento i singoli respiri..riposano anche le pareti stanche della giornata caotica tetimoni di incontri importanti…spie perseguitate dalla polizia…persone avvelenate dal cibo…intossiati da polveri sottili..testimoni dell’effetto devastante delle scie chimiche che pervadono il cielo… persone in contatto con Dio con una missione incompresa…vittime della burocrazia e cattiveria umana…traditi dalle proprie famiglie e abbandonati dai propri cari…
    Ma tutti ugualmente avvolti da questa notte che passa silenziosa portandosi via qualche preoccupazione e qualche ansia…pronta pero’ a restituirle con le prime luci dell’alba….tutti con le stesse lenzuola, coperte e copriletto…ugualmente bisognosi di un po’ di pace e affetto… dove una parola della buona notte e un piccolo gesto di rimboccare le coperte vale piu’ di una seduta di psicoterapia..riportando a una fanciullezza dimenticata….
    Nell’entrata da poco c’e’ un nuovo quadro…che fino a questa sera non aveva un nome…la paziente che lo ha creato non ha voluto firmarsi..per piu’ motivi….
    Paziente al suo primo ricovero che in 15 giorni scopre a suo spese di essere bipolare come la madre e come lo zio… ma con una grande intelligenza che le ha permesso di elaborare il tutto e pianificare un progetto per uscirne velocemente e bene… anch’essa sospesa in una boccia di vetro…lontana da casa in un’isola sconosciuta..in pericolo.. anch’ essa…missing…..
    Al termine del ricovero ha creato questo quadro… che da oggi ha il nome di DEIDAMIA….
    Credo che anche ROSE condividerebbe tale scelta….
    Nel quadro e’ ben presente il tempo… la notte stellata compagna di molti pensieri di Rose… la figura preponderante femminile… due cerchi…come due sono gli amori di Peter …la madre e Rose….
    Chissa’ magari in un angolo della nuova casa di Rose oltre a una piantina di rose di marzo c’e’ posto per un quadro come questo….
    E sul comodino quella sciarpa celeste con sfumature piu’ chiare….donata da un vento lontano…..

    Grazie Cri.

    Dario.