domenica 22 maggio 2011

La Diagonal


“Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui
ma adesso forse ti puoi riposare
un bagno caldo e qualcosa di fresco
da bere e da mangiare
ti apro io la valigia mentre tu resti lì
e piano piano ti faccio vedere
c'erano solo quattro farfalle
un po' più dure a morire”
Ligabue

Barcellona vestita di primavera nel pomeriggio rovesciato e afoso di Aprile, tra le tele di Picasso e ombrelli sfioriti dopo un temporale.

Cammino sola nel Barrio Gòtico, riflessa in una vetrina, il mio passare.

La prima volta camminarti accanto tra centinaia di persone, e passi e scarpe, sugli Champs-Élysées, arginando un’ombra.

I miei passi sulle tue orme ad Amsterdam, architetture ingiallite i pensieri come vecchie foto segnaletiche su un ritaglio di giornale, qualcosa di molto vicino al ricordo.

La mia vita è tutta in una valigia, di ricordi stropicciati, di passi scalzi che non lasciano impronte nell’anima.

“Mi sed, mi ansia sin lìmite, mi camino indeciso!” Neruda me lo raccontavi al telefono, io e Claudia sulla Rambla ad ascoltarti.

L’accenno di un tango, un mimo, la folla, i quadri e il tuo nome scritto tra le unghie e lo smalto, celato come in un mosaico di Gaudì.

Opera incompiuta, creta da plasmare, avanzo di rum nel bicchiere, buona notte alla luna e Gran Via era la strada più breve per arrivare al tuo cuore.

E per andare via?

La Diagonal, da percorrere senza voltarsi.

Chi dice che la Rambla finisce a Colòn?