sabato 26 maggio 2007

Discover Atlantis

Si narra che Poseidone abbia creato il luogo della leggenda che affiora dai dialoghi di Timeo e Crizia. Atlantide sembrava un vero e proprio paradiso terrestre, ma improvvisamente vi fu una degenerazione. Questo non piacque a Zeus, il padre degli dei, che volle punire l'isola.

Così si racconta.

Da millenni il mito di Atlantide affonda in noi come la lama del mistero. Civiltà scomparsa, leggenda, chimera, illusione ottica da tenere tra pollice e indice, il lembo di una mappa per l’isola che non c’è.

Eleuthera, striscia di terra sottile distesa tra l’Oceano Atlantico e il Mar dei Carabi. Passi di borotalco le sue spiagge nei ritorni di marea, colonie di granchi invadono la terraferma e piccoli colibrì assaggiano il nettare dai fiori di ibisco.

Un bimotore si alza da Rock Sound, vola su un mare a tinte pastello, liquidi anche i colori che si fondono in sfumature delicate. I miei occhi dietro un paio di occhiali da sole e un anello al dito, imitazione di Krizia, la firma di un cerchio d’oro intorno all’anulare, forse una promessa.

Atterro a Nassau, l’incontro con la città è una stretta di mano vigorosa, come il benvenuto di un vecchio amico.

La città di Nassau è una baraonda di gente, di stili, di atmosfere. Il suo cuore pulsa a Rawson Square, appena dietro il porto, tutta la storia dell’isola passa di qua, in un museo a cielo aperto, dove si respira il colonialismo inglese negli edifici rosa pastello, la Nassau dello shopping, del rum, dei locali è pochi metri più in là.

L’albergo, esplosione dei fasti per eccellenza, ha un nome che già è leggenda, Atlantis. Si profila davanti a me quando pago la corsa del taxi e vengo accompagnata all’interno del mito. Tutto è emblema di sfarzo e raffinatezza, nomi blasonati, sogni, cinema, sono passati di qua.

Attraverso le sale dell’immenso acquario, e camminando in un tunnel posto sul fondo delle vasche, seguo l’incedere di uno squalo, trema dall’alto il riflesso della facciata dell’Atlantis.

Nuoto con pensieri in salsedine a ripercorrere la storia tra i fondali disegnati perfettamente per creare suggestione, come la voce in cuffia che mi fa compagnia. Parla dal fondo del mare, un tono rinchiuso in conchiglia, monete del tempo e dell’acqua, le definiva Neruda. Gli scalini affondano tra coralli e alghe sinuose, dove nuotano tartarughe e pesci colorati come in un carnevale veneziano. Acqua.

Risalgo in superficie e resto nel grande giardino sorseggiando una soda con ghiaccio e limone. Ripercorro i bordi della vasca osservando i grandi pesci affiorare appena, custodi di un mistero ricreato. Resto impigliata con una manica del golfino e l’anello cade in acqua. Lo vedo luccicare per un attimo appena, arriverà sul fondo e sarà forse la chiave a ritrovare la terra perduta? L’Atlantide affondata? Penso a questo mentre torno in aereo e osservo il cerchio chiaro lasciato dall’anello sulle mani abbronzate.

Crizia e Timeo, nei dialoghi di Platone in fondo al mare, in fondo ad un oceano, Atlantico, come Atlantide, civiltà scomparsa.

Che fosse davvero l’ira di Zeus?

Spendo il pomeriggio a Governor’s Harbour a comprare cappelli di paglia e rum caraibico per gli amici, poi sulla spiaggia raccolgo conchiglie dalle sfumature rosa, monete di un tempo andato, custodi di un segreto che dorme in fondo al mare.

Riaffioro da una lunga apnea e mi distendo al sole, la mano aperta sulla spiaggia, l’abbronzatura cancellerà il segno lasciato dall’anello.

Bahamas è il timbro sul passaporto.

Viaggi nell’anima.








Cris, Luglio 2001

1 commento:

Maurizio Di Credico ha detto...

sei sempre più brava, sempre più "covnincente", anche se quella che metti in scena è una strana commistione di sogni e realtà. Con te il mondo sta sempre in una mano, o in una pagina scritta, e i tuoi viaggi nascondono ogni volta una... forse tante storie, quelle dette e quelle non dette.