sabato 11 agosto 2012

Seta e veleni


Seta e veleni

Duilio Giammaria

“Viaggiare è come attraversare una sottile e invisibile tela di ragno che diventa riconoscibile solo quando si riesce a distinguerne la trama. È necessario percepire questo fitto reticolo di informazioni per cogliere lo spirito dei luoghi, riconocere le tracce che costituiscono l’essenza di una cultura.”

Seguendo la via che per anni fu percorsa dalle carovane che procedevano a oriente sulla strada della seta, Duilio traccia un nuovo percorso, parallelo, molto vicino a quel camminare ma che non raccoglie solo paesaggi dal sapore leggendario, zone che ricordano le pagine di Bulgakov, atmosfere da Dottor Zivago, spartani pasti a base di vodka e caviale. No, lui mette a nudo una terra che dopo gli anni della guerra fredda, degli esperimenti nucleari, la ricerca di nuove armi di distruzione di massa, fa uscire dal suolo tutto il suo veleno: e allora si susseguono senza respiro immagini di un mare che non c’è più, Aral ha un nome sull’Atlante e una posizione geografica: lago di Aral. Luogo più simile alla luna o a una pagina da fine del mondo, apocalittico e devastato, navi in secca come velieri in una bottiglia. Lacrime come Koh-I-Noor davanti a tanto male.
Il Caspio è avvelenato, così come Semipalatinsk-21, Semey. Posti che raccolgono musei dell’orrore, dove la popolazione per anni si è ammalata ed è morta, tutto sotto segreto. Gente che ancora oggi vive in posti in cui senza un contatore geiger non si entra, con il fatalismo di chi sa che tanto, prima o poi si deve morire.
L’isola di Vozrozhdenija, nel mare di Aral, evoca spettri di guerra batteriologica.
Le pagine scorrono lente, perché fa male vedere con gli occhi di Duilio quello che anni di ricerche e sperimentazioni hanno prodotto sulla gente, sui bambini, sull’ecosistema ormai al collasso, di posti che devi andare a cercare sulla cartina, per localizzarli, ma che non scorderai.
Tagikistan, Kirghizistan…
Un lungo viaggio, su una Uaz per strade sterrate o su aerei che non esistono su nessuna tabella oraria, sono aerei, volano e basta.
Incontri con scienziati che hanno contribuito a creare armi di distruzione di massa, che pentiti sono esuli in una terra che non è la loro.
E poi tornare per raccontare. Fermandosi per il tempo di un chai.
“Hanno detto che il comunismo non andava bene perché non c’era libertà, ma con questo regime che sfrutta le risorse del paese e non dà niente al popolo, che libertà c’è? Ci dicono che non abbiamo diritto di pescare lo storione. Ma di cosa dovremmo vivere, delle loro stupide promesse?”

Nessun commento: