martedì 22 gennaio 2013

Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia



Andrea Cramarossa

Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia

Quando il teatro si fa palcoscenico della vita anche le ombre assumono uno spessore, poco importa se è quello di un foglio di carta su cui scrivere le memorie come macchie d’inchiostro a galleggiare nel mare buio di un mondo a parte.
E un mondo a parte se lo inventano Maroel, Baptiste e Lucille che vivono in orfanotrofio, raccontando a tratti il dolore profondo che grava sulle giovani vite, piegando i sogni in “un’ouverture d’ossa”, giocando il chiaro-scuro dell’eterna metafora dove il buio è nemico e la luce è speranza. Ma è di notte che si alimentano i sogni.
E allora si inseguono immagini poetiche di un lirismo assoluto e puro: “le farfalle viola andavano in bicicletta sui bordi della notte” “i baci delle tarme” “i soldati tornavano con la una nelle scarpe e un sogno nel cappello”.
La poesia è poesia.
Esposta, raccontata e descritta in tutto il suo dolore.
Ma come disse Carmelo Bene: “Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo
può essere un capolavoro.”
E il sipario raccoglie applausi per gli attori e il regista, ingegnere delle parole. Anche quelle non dette.

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