Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia
Andrea Cramarossa
Concerto in sol
maggiore per giardino d’infanzia
Quando il teatro si fa palcoscenico della vita anche le
ombre assumono uno spessore, poco importa se è quello di un foglio di carta su
cui scrivere le memorie come macchie d’inchiostro a galleggiare nel mare buio
di un mondo a parte.
E un mondo a parte se lo inventano Maroel, Baptiste e
Lucille che vivono in orfanotrofio, raccontando a tratti il dolore profondo che
grava sulle giovani vite, piegando i sogni in “un’ouverture d’ossa”, giocando
il chiaro-scuro dell’eterna metafora dove il buio è nemico e la luce è
speranza. Ma è di notte che si alimentano i sogni.
E allora si inseguono immagini poetiche di un lirismo
assoluto e puro: “le farfalle viola andavano in bicicletta sui bordi della
notte” “i baci delle tarme” “i soldati tornavano con la una nelle scarpe e un
sogno nel cappello”.
La poesia è poesia.
Esposta, raccontata e descritta in tutto il suo dolore.
Ma come disse Carmelo Bene: “Nessuna opera che non abbia un
carattere aggressivo
può essere un capolavoro.”
può essere un capolavoro.”
E il sipario raccoglie applausi per gli attori e il regista,
ingegnere delle parole. Anche quelle non dette.
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