domenica 12 maggio 2013

Su Spaghetti Paradiso e dintorni

Se dovessi scrivere una recensione sul “nuovo” Spaghetti Paradiso inizierei più o meno così:

Caro Alessandro Flachi,
leggere le pagine del romanzo è stato come ritrovare un amico, un volto dai tratti noti in mezzo alla folla scomposta di sconosciuti.
Succede così quando ritrovi chi, per un verso o per un altro, ti ha salvato la vita. Più o meno, un libro fa.


Ci sono libri che leggi e metti via nella libreria, poi ci togli la polvere, di alcuni non ricordi come finiscono, di altri ti viene voglia di rileggere le frasi sottolineate a matita.
Spaghetti Paradiso non riesce a trovare un posto, di costa, su un ripiano.
Per tanto tempo, dopo averlo letto, me lo ritrovo in mano, la copertina appena un po’ sgualcita, come certe camicie con cui hai dormito, su un divano, nella saletta di attesa del tempo.
Già, il tempo.
Il tempo è relativo, ha una sua dimensione, in queste pagine, è quella frazione di attimi in cui un gesto può salvarti la vita, e lo fai senza pensare, lo fai e basta, si chiama istinto di sopravvivenza.
Questo libro ha un dono, quello di metterci davanti la realtà per quella che è, ed è come se a un certo punto ti cadesse un velo permettendoti di vedere.

“L’istinto è lo spazio di un istante che non c’è.
Non-tempo.”


T’amo da morire sembrerebbe una di quelle dichiarazioni che leggi sui muri, scritte da qualche amante appassionato con la vernice. Ma l’amore è vita, non è morte.
Eppure non passa giorno che la TV non ci racconti storie di stalking, che terminano con l’apice più assurdo e malato di un sentimento che qualcuno ancora lega alla parola “amore”. Chi ama non ti tortura, non ti spacca la faccia, non ti ruba la vita, soffocandoti un po’ per volta, fino a quando non sarà la volta per soffocarti del tutto.
Nicky Persico ci racconta il suo personaggio con una disarmante ironia, la capacità di osservare, studiare, prendere le misure, senza gridare, senza discorsi filosofici né saccenti, anzi, il suo avvocato Flachi a volte ci sembra un po’ dimesso, ma si capisce presto che è una maschera, per confondere l’avversario, l’interlocutore. Per prendere le misure senza risultare pericolosi, salvo poi scoprire che lui, che Flachi, è il più furbo, e in qualche modo ha già chiuso il cerchio intorno a chi pensava di metterlo nel sacco.
Spaghetti Paradiso è il paracadute che dovrebbe armare la mano di chi subisce stalking, che deve insegnargli a gridare forte, perché qualcuno, prima o poi ascolta, e può salvarli.

“Quanto male riusciamo a farci tutte le volte che rinunciamo alla nostra natura, al nostro coraggio, e così facendo la nostra indifferenza armerà la mano della stessa pistola che un giorno sparerà contro di noi.”

Mal di Puglia imperante tra queste pagine che hanno il sapore di un’estate appena accennata, tarda a venire, che fa capolino in scorci di azzurro e di mare, quel mare a sinistra, se scendi, quando arrivi e ti accoglie, e mare a destra, a salire, quando te ne vai.
Sabbia e sale che rimangono a lungo, sulle mani, dopo averlo letto.

“Quel tratto della 16 bis ha colore e luce unici al mondo”

Seguo con le dita le frasi sottolineate, come un monito, una scoperta, un avvertimento.
Quando scrivere è andare oltre noi, al di là dei sentimenti, dei personaggi, dei reati, affidando al lettore la chiave, che si chiama coraggio, per salvarsi, io penso che per lo scrittore sia un gran, bel successo.
E alla fine davvero respiri quell’aria sulla pelle, che ha un dannato significato di vita, di VITA, come quando in un film d’azione arrivano i titoli di coda, l’inquadratura si alza, il vento scompiglia i capelli di chi si è salvato.
Allora sorridi e resti abbracciato alla mucca di Stefano Benni, e in quell’abbraccio corale, che raccoglie tutti, ti senti un po’ più forte, un po’ meno solo.
E pensi che sì, che la ricetta di Spaghetti Paradiso sta in quella manciata di attimi, quelli che possono salvarti la vita, e che si chiamano istinto, quelli che ti fanno vivere la passione di un momento perfetto, e, come tale, unico, irripetibile, che hai vissuto, senza rimpianti, senza aspettative.
E allora appoggi il coperchio, chiudendo un cerchio.

“Non farti domande, Alessandro, mi dissi. Le risposte sono perse nel futuro, e verranno da sole, anche se non le cercherai.”

Caro Alessandro Flachi,
grazie.

Nessun commento: