domenica 13 luglio 2008

Il ceramista del Giardino di Boboli


Il collezionista di ceramiche viveva al Giardino di Boboli, nel lento cammino dei passi perduti sulla scia di fontane e il frinire di cicale, tra ulivi e cipressi.

In ordine perfetto si posavano nelle vetrine tazzine da caffé nel lento giro del tempo che faceva equazione di volti screpolati e gli Sdruccioli dei Pitti, nella pagina rovesciata di guide turistiche e cartine per perdersi.

I ponti erano l’abbraccio di due sponde quando si raccontava di case abbandonate con persone abbandonate dentro dal balcone su quella città dalle vie strette che era Firenze.

Il Duomo rintoccava l’aria di mezzogiorno,

chiamava

San Lorenzo rispondeva.

Io ti dicevo: Ti amo,

e tu tacevi.

Tenevi il tempo di una cena a lume di candela in giro di sol tra le dita mentre la luna apparecchiava in quel che restava nei bicchieri, tra mezzanotte e note mezze scalze sugli Sdruccioli dei Pitti.

-Ti voglio liquida tra le mie dita

Mentre Mozart stava chiuso in un CD e tazzine da caffé di porcellana viennese.

Liquido il tramonto sull’Arno, liquida la luna da Ponte Vecchio.

Giro di sol, nel Giardino di Boboli,

quel caffé che a berlo ci abbiamo messo quasi un anno.

Caffé lungo.

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