domenica 26 febbraio 2012

Vela latina

Stamani sono uscita scalza sul terrazzo, il mare lambiva l’orizzonte dei miei occhi, schermando il sole con la mano si è affacciata al mio sguardo una regata, e tra le barche una vela conosciuta, gonfia di vento è stato il buon giorno di un ricordo.

Vela latina, con quella luna storta e azzurra appoggiata a una malinconia.

Vela latina sulla tua barca, eri lì in quel giardino di mare dove si affaccia la mia casa.

Sono uscita di fretta, tra le case del borgo, abbracciate le une alle altre, tra vicoli stretti dove ancora non era sceso il sole del mattino, il vecchio Pucci sul lungo mare, e i pescatori a cucire le reti.

La tua casa aveva le imposte spalancate, come un abbraccio. Nina mi ha detto che eri uscito in mare, ma già lo sapevo, mentre le lasciavo il saluto di una mano sventolata e il molo, sempre più vicino. I miei passi sul pavimento di legno, e quella vela latina, più grande, mentre sfila lentamente verso la banchina. Riconosco la tua sagoma e il tuo sorriso mentre mi lanci una cima che lego come a fermare pensieri come corse di cavalli liberi.

Con le gambe a penzoloni sull’acqua, seduti a prua, i jeans arrotolati sulle caviglie, i piedi scalzi, ce ne stiamo in silenzio.

Hanno chiuso il Caffè sotto il mare e Leone si vede poco in giro. Ma questa è un’altra storia e la conosci gà.

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