Recensione di Nicky Persico
Cristina Cardone - “Se l'amore fosse come la rosa di Gerico”
pubblicata da Nicky Persico il giorno Lunedì 4 marzo 2013 alle ore 19.43 ·
Cristina Cardone
“Se l'amore fosse come la rosa di Gerico”
Edizioni R.E.I.
129 pag.
Cristina Cardone stupisce ancora, con questo suo romanzo che segue di poco a “Parigi Dakar”, ma che in realtà ne è prosieguo, idealmente, ed è anche la conferma del suo talento, consolidandone la maturità narrativa.
La dimensione della scrittrice, originale e delicata, è il viaggio.
“Il” viaggio: inteso, raccontato e versato in lettere secondo l'angolo visuale dell'importanza del percorso. Perchè viaggiatori si nasce, oppure si diventa.
Viaggiare e vivere, suggerisce l'autrice. Sono percorsi affini.
Si può vivere una vita intera senza aver vissuto, e si può attraversare interi territori senza trarne alcun vissuto.
O invece – questo è il messaggio del suo raccontare – si può imparare il tempo del viaggio, si può imparare a posare lo sguardo, a respirare lentamente il passo, e quindi a vivere il tragitto. In un gioco sottile di specchi Cristina Cardone rallenta il battito di chi legge, e con grazia all'improvviso ci si ritrova tra coloro che davvero hanno fatto dell'itinerario una dimensione di vita, ed essere con loro a sentire sulla pelle “il vento che non taceva mai, le scogliere sull'oceano e l'ultimo sguardo del popolo sui transatlantici prima del grande viaggio”.
Si impara, leggendo, a guardarsi intorno, ad avere rispetto per quello che ci circonda e di noi stessi come viandanti.
Tutto è tra le righe, con questa autrice, e il tutto accade con lentezza leggera.
Non si parte e non si arriva: si percorre. E spiegare questa sottile differenza è la cifra della sua grandezza.
Al termine si scende, ma come d'incanto qualcosa, dentro, resta.
Resta il ricordo pieno, resta il ritmo allineato, l'equilibrio ritrovato.
E il passo.
Il passo dell'esistenza, che ritorna a sé e che Cristina descrive come “Il cerchio della vita. Bisogna imparare ad aspettare senza stancarsi di aspettare e quando davvero nessuna speranza sembra farci vedere il domani , si deve tenere duro, non importa i rami che seccheranno, le foglie cadute, conta solo la forza delle nostre radici.”
E ancora una volta con questo romanzo si salpa, si decolla, si esce comunque dalla porta per andare tanto lontano come mai avremmo immaginato: verso di sé.
E il cerchio si chiude, con l'ultima pagina, dove tutto finisce e tutto ricomincia.
E rifiorisce.
Come una rosa: la rosa di Gerico.
Dove le pagine sono come gocce d'acqua.
Nicky Persico
“Se l'amore fosse come la rosa di Gerico”
Edizioni R.E.I.
129 pag.
Cristina Cardone stupisce ancora, con questo suo romanzo che segue di poco a “Parigi Dakar”, ma che in realtà ne è prosieguo, idealmente, ed è anche la conferma del suo talento, consolidandone la maturità narrativa.
La dimensione della scrittrice, originale e delicata, è il viaggio.
“Il” viaggio: inteso, raccontato e versato in lettere secondo l'angolo visuale dell'importanza del percorso. Perchè viaggiatori si nasce, oppure si diventa.
Viaggiare e vivere, suggerisce l'autrice. Sono percorsi affini.
Si può vivere una vita intera senza aver vissuto, e si può attraversare interi territori senza trarne alcun vissuto.
O invece – questo è il messaggio del suo raccontare – si può imparare il tempo del viaggio, si può imparare a posare lo sguardo, a respirare lentamente il passo, e quindi a vivere il tragitto. In un gioco sottile di specchi Cristina Cardone rallenta il battito di chi legge, e con grazia all'improvviso ci si ritrova tra coloro che davvero hanno fatto dell'itinerario una dimensione di vita, ed essere con loro a sentire sulla pelle “il vento che non taceva mai, le scogliere sull'oceano e l'ultimo sguardo del popolo sui transatlantici prima del grande viaggio”.
Si impara, leggendo, a guardarsi intorno, ad avere rispetto per quello che ci circonda e di noi stessi come viandanti.
Tutto è tra le righe, con questa autrice, e il tutto accade con lentezza leggera.
Non si parte e non si arriva: si percorre. E spiegare questa sottile differenza è la cifra della sua grandezza.
Al termine si scende, ma come d'incanto qualcosa, dentro, resta.
Resta il ricordo pieno, resta il ritmo allineato, l'equilibrio ritrovato.
E il passo.
Il passo dell'esistenza, che ritorna a sé e che Cristina descrive come “Il cerchio della vita. Bisogna imparare ad aspettare senza stancarsi di aspettare e quando davvero nessuna speranza sembra farci vedere il domani , si deve tenere duro, non importa i rami che seccheranno, le foglie cadute, conta solo la forza delle nostre radici.”
E ancora una volta con questo romanzo si salpa, si decolla, si esce comunque dalla porta per andare tanto lontano come mai avremmo immaginato: verso di sé.
E il cerchio si chiude, con l'ultima pagina, dove tutto finisce e tutto ricomincia.
E rifiorisce.
Come una rosa: la rosa di Gerico.
Dove le pagine sono come gocce d'acqua.
Nicky Persico
1 commento:
grazie Nicky, di cuore...
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