giovedì 10 aprile 2008

Hombre sobre azul

Picasso






La notte cola piano i gradini sulle ombre morbide degli avanzi di un vino straniero.

Ecco cosa resta dell’azzurro ferito dalla scia di un aereo,

su questa scala a scendere di pietra

l’ombra di una chiesa,

un uomo.

Le due del mattino, non suonano di

notte

le campane di questo paese,

note,

che il colore della tua ombra domani sarà eredità d’azzurro.

Hombre sobre azul

Del tuo viso appoggiato alle mani,

pesa il tuo viverti solo ma basti a te stesso,

ombra d’uomo

nel riflesso di quel che resta di lacrime

cade in “si” bemolle,

mollemente appoggiato al mio cuore.

Scende il sipario di palpebre sugli occhi

e quando le ciglia solleveranno il velo rammendato

non sarai più lì,

o forse avrò solo spostato lo sguardo di qualche grado

sulla bussola a inseguire cardinali i punti opposti al nostro esserci.

Rintocco a svegliare il giorno,

vecchi i tuoi pensieri lasciati come muffa sui gradini di pietra,

di una vita senza assi per il full,

chiodi sulle dita,

per un bozzetto fermato

a

ingiallire.

In verticale il mio parlare,

rovescia il foglio e sfila hombre sobre azul,

il tuo lento morirmi dentro.

Ad occhi aperti

dormire gli incubi,

che in fondo la cenere è quel che rimane di una sigaretta.

Hai da accendere?

(Dal quaderno di Pablo Y Ruiz)

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