domenica 6 aprile 2008

Il pittore e il gatto naif

Picasso



Pinar del Rìo.

Lei stava distesa su un fianco la mano a sorreggere il viso e i capelli ad accarezzarle la schiena nuda.

Le gambe giocavano a nascondino con le lenzuola stropicciate, come una vestale a uscire dal marmo prima che lo scultore l’avesse plasmata.

Capricciosa come una voglia di fragole, posava per un ritratto che voleva.

Il pittore guardava la luce calda che filtrava dalla finestra, al Pinar del Rìo cadeva obliquo il tramonto, e le piantagioni di tabacco sembravano un esercito di mendicanti alla sua cena povera.

Dalla porta socchiusa entrò il suo gatto, vide la coda alzata seguire il perimetro del letto.

Miagolò.

Si leccò una zampa. Lei lasciò cadere una mano ad accarezzare il mantello soffice, lo sguardo annoiato.

Allungò l’altra mano per prendere il bicchiere sul comodino: vuoto, solo l’aroma del rum a ubriacarla. Puntò verso il pittore l’indice e il pollice mormorando Bang-bang.

Si alzò, le curve del suo corpo scivolavano lungo il corridoio.

Il rumore della doccia e la suo voce che cantava “Goodbye Philadelphia…”

E l’America si srotolava su lunghe vie d’asfalto, e deserti e ponti e città.

Lui tracciò poche linee sul foglio, la curiosa visione naif di cacciatore e preda, le movenze feline della donna e la sua voglia. Di un pomeriggio e la sua isola. Di movimenti nel letto sensuali come un tango di sguardi e di mani che seduce, anche dopo mille anni.

A Santo Domingo, poi i pittori vendevano tele ai turisti. Ma questa è un’altra storia.



Dal quaderno di Pablo Y Ruiz

1 commento:

Maurizio Di Credico ha detto...

evocativa, come sempre. Qui sono i movimenti e le "linee" a creare l'atmosfera, c'è un mood quasi rarefatto, sonnolento come le movenze di un gatto, sensuale come il gioco tra gambe e lenzuola. E poi Santo Domingo... una bella coincidenza.