Nevica e ho le prove
Franco Arminio
Nevica e ho le prove
“Quasi mezzo secolo in poche centinaia di metri, esposto come un lenzuolo abbandonato allo stesso vento, alla stessa neve. Quella che viene ogni tanto, sempre da un lato, sempre da oriente, una neve che non cade mai calma, mai lenta, la neve che non si posa sui tetti ma si incolla alle finestre.
Sono rimasto per credere alle nuvole, alla luce, al grano che sale.”
Questo è un libro breve, condensato di poesia e piccoli cammei, ma che va letto adagio, una pagina per volta, per gustare anche l’amaro che questo paese della cicuta porta con sé.
“Vivo su una lama” ha scritto Franco qualche tempo fa su Facebook.
Già, vivere su una linea tesa fatta di orizzonti, di natura che cambia e ogni colore ne annuncia una stagione, i campi brulli e arati, il verde tenero del grano e i paesaggi aspri e assolati, avanzi di paglia, vivere perennemente in bilico, sotto la sferza di quel vento forte che annunciano i cartelli autostradali, tra Lacedonia e Candela.
Cerca anime nobili e antiche l’autore, setacciando i giorni con quel poco che possono dare, tra i vivi e le loro vicissitudini, e i morti. Sempre meno vivi.
Autismo corale che attraversa la nuova scienza delle parole, paesologia.
Questo amore per un lembo di terra che si fa fatica a trovare sulle cartine geografiche, nella sua Irpinia d’oriente.
Là dove ha scelto di restare, perché come ha detto in una recente presentazione di Terracarne, “La mia partita è a Bisaccia”
Franco ha voce più forte di quel vento e allora le parole non si disperdono, si fanno poesia e si fissano sulla carta. Per restare.
“Io mi preferisco quando scrivo. Quando esco dal rigo mi sento smarrito”
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