venerdì 30 marzo 2012

Scacco matto

Ricordi la nostra scacchiera? Comprata una domenica mattina al mercato di Portobello, con gli scacchi in legno di cedro del Libano.

Aveva un sapore esotico, e sicuramente aveva viaggiato, come noi. Ci piaceva immaginare chi l’avesse portata lì e perché poi fosse finita su una bancarella colorata.

Giocare a scacchi aiuta a pensare, e mi piaceva guardarti mentre ti concentravi nella tua metà di campo da gioco.

Parlavamo, per ore. Tra una mossa e l’altra. È lì che mi hai raccontato la tua vita, e io per ascoltarla, non ti ho detto della mia.

Partite lunghissime, fatte anche in assenza di uno di noi, muovevamo le pedine per un gioco di attese. A turno passavamo vicino e spostavamo gli scacchi.

Gli anni sono passati tra le dita come grani consumati di rosario appresso alla processione della Vergine, il venerdì prima di Pasqua.

Lancette di un orologio a ritagliare un quarto di vita perfetto, su un passato prossimo.

Quasi luna piena di Marzo.

Oggi è in stallo anche la polvere, su quella scacchiera, però io ho messo la regina bianca vicino all’alfiere, di fronte al re nero. Ora tocca a te muovere.

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