lunedì 25 novembre 2013

Predatori


Predatori.

Quando parliamo di stalking, che fa tanto fine e va di moda, pensiamo sempre agli atti estremi, agli atti persecutori che giungono spesso a conclusioni terribili.

C’è un limite sottile che divide questi elementi più pericolosi, da un’altra categoria, molto diffusa: i predatori.

Come dice la Hirigoyen non è un caso che scelgano sempre “belle persone”, che hanno interessi, sono impegnate, hanno successi personali, perché che gusto c’è a distruggere un soggetto che non è né carne né pesce?

Perché sono malati.

Ma questo non ci deve intenerire, perché psicologicamente alla parola “malati” reagiamo cercando di scusare, di capire.

Non c’è niente da scusare.

Si insinuano nella tua vita cercando di intenerirti, hanno problemi a casa, la moglie li ha lasciati, loro poverini che son così bravi, in molti casi ti chiedono anche aiuto.

E ti scatta il meccanismo da crocerossina, perché siamo cresciuti tutti con la pubblicità della pasta Barilla e con il messaggio distorto che ci portava nelle case. La bambina che torna da scuola, la pioggia e il gattino abbandonato.

Non possiamo salvare il mondo e ci sono soggetti che vanno curati.

Ogni giorno sentiamo notizie di atti persecutori, che arrivano all’omicidio, non si tratta di emulazione o di caduta dei valori: sono soggetti malati. Pazzi. Usiamo questo termine, sì.

Parliamo di turbe e alterazioni della sfera affettiva.

Vivono di bugie, o meglio distorcono la verità, trasfigurano quello pensano e in molti casi forse arrivano a convincersi di essere quello che non sono.

Perché che cosa sono? Nulla, non sono niente, sono vuoti, sono finti. Per questo invidiano la vitalità, le “belle persone”.

Ed entrano nella tua vita quando sei più debole, o hai un momento di difficoltà emotivo, sono degli avvoltoi, girano sulle disgrazie. Colpire, farti soffrire, li fa sentire forti.

Recitano una parte nella loro vita, perché non sono in grado di costruirsene una.

 Come ne esci?

Perché poi ti senti stupida, ti chiedi come ha fatto a prenderti in giro. Bene cosa fondamentale è superarlo smacco, se così lo possiamo chiamare e uscire dal circolo vizioso.

Il predatore va smascherato, non bisogna avere paura. Se tu li scopri è come se mettessi loro davanti uno specchio e vedono il nulla. E allora, spesso, il predatore diventa disturbatore.

Non bisogna lasciare nessuno spiraglio, niente. È il primo passo per salvarsi, non dobbiamo solo sperare nella giustizia o nelle denunce nei casi più gravi. Si deve tagliare i ponti. Non rispondere, non vederli. Dire basta. Il primo “no” lo dobbiamo dire noi.

Spesso giocano poi la carta del ricatto, materiale, morale, psicologico e molti non riescono a sottrarsi.

Ricordiamoci bene che un ricatto è un ricatto, sotto qualunque forma si presenti. Denunciamo.

 

Non c’è nessun atto d’amore in tutto questo. Mettiamocelo in testa.

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