domenica 7 agosto 2011

Bari. Binario due ovest



“Spero che non ti sfugga che questa città l’hanno resa moribonda per averle distrutto una struttura teatrale che la immetteva in circuiti internazionali, scambi culturali, confronti con altre espressioni artistiche, e speriamo che si sia trattato di un incidente. Ma se poco poco la cosa è dolosa, c’è davvero da preoccuparsi e attrezzarsi seriamente per salvarla, ammesso che si sia ancora in tempo per riuscirci…” F.Pirro
Una falce di luna se ne stava appesa, tra il campanile della cattedrale e il faro.
Il mare era illuminato dalle luci delle lampare e la notte aveva quel respiro caldo, come l’abbraccio di un amico, il posto dove stai che ti si è cucito addosso come un mantello.
La volante si era fermata all’imbocco del mercato del pesce, l’odore di mare, alghe e salsedine entrava prepotente dai finestrini abbassati.
“Sindaco, era meglio se continuavi a fare il tuo vecchio lavoro”
La scritta sul muro era vergata con una bomboletta spray, c’erano ancora le colature, decisamente non un murales e un lavoro fatto di fretta.
La seconda scritta offensiva in pochi giorni.
I due militari scesero dall’auto scuotendo la testa, un bell’impiccio, ora chi lo diceva al sindaco?
-Maresciallo, guardi la vernice è ancora fresca-
L’uomo più anziano annuì, era stata una telefonata anonima a farli arrivare lì, ma di certo da lì a qualche ora pure i giornali avrebbero riportato la notizia.
Ecco, manco a dirlo si avvicinò una Vespa con a bordo due uomini, che accostarono, uno dei due fotografò la scritta, e salutò il maresciallo. Appunto la stampa è sempre la prima o la seconda ad arrivare sui luoghi giusti, che le soffiate arrivassero pure a loro?
-Via, per cortesia- intimò l’uomo agitando una mano.
-Maresciallo, stiamo a fare il nostro lavoro-
-Ecco, appunto, pure noi-
-Pensa a un’intimidazione?-
-Direi un consiglio, un amichevole consiglio- e lo disse con aria sarcastica.
Dalla città arrivavano le note della musica.
-Maresciallo, che ne dice, una ruota di focaccia?- domandò il giovane ufficiale.
-Dai andiamo- disse il maresciallo invitando con una mano i due giornalisti.
I loro passi riecheggiavano nelle vie strette, tra turisti e avventori dei pub.
Il colpo di pistola suonò sinistro, seguito da un secondo.
I due militari corsero avanti, le persone scappavano.
I giornalisti corsero anche loro.
Una motocicletta con un uomo a bordo con un casco integrale passò tra la folla. A tutta velocità.
-Non sparare, non sparare- intimò l’uomo più anziano.
Arrivati sul luogo della sparatoria trovarono la vetrina infranta del panificio, sangue a terra, ma nessuno sembrava ferito.
-Ecco, lo sapevo niente focaccia- disse il giovane militare. Il maresciallo gli lanciò un’occhiata torva.
Si raccolse un capannello di persone. La motocicletta era arrivata improvvisa, l’uomo con casco era sceso tenendo la pistola in mano sparando, era successo tutto all’improvviso. Ma chi avesse colpito e perché non si capiva. Si affacciarono anche alcune signore gridando che non si stava più tranquilli, che nessuno difendeva l’anima vecchia di quella città abbracciata a un santo e a un campanile. Veramente c’erano più santi che chiese in quel quartiere, ma il maresciallo preferì tenere per sé la considerazione.
I giornalisti scattarono qualche foto e salutarono i militari.
Poco dopo si alzò anche un elicottero e la zona fu presidiata.
Ma non si dipanava la matassa su chi avesse colpito chi, dato che pur essendoci sangue a terra, non risultavano feriti. Si trovò un solo proiettile, conficcato nella vetrina.
I colpi esplosi però erano due, li avevano sentiti distintamente.
Quindi, un colpo doveva aver colpito qualcuno.
-O qualcuno si è difeso e ha sparato e il sangue a terra è del motociclista- lo disse a voce alta guardandosi intorno, il maresciallo, ma nessuno raccolse la provocazione.
I rilievi durano diverse ore dopodichè la città tornò a dormire, tra il campanile e il faro.
Sul mare la luna stava appesa in angolo. Come un’attrice che sta uscendo di scena.
-Caffè?- propose l’ufficiale più giovane.
-Sì, che qui abbiamo fatto notte vediamo se sta qualcosa aperto-
Il mattino vestiva la città con l’aurora, un velo rosa avvolgeva l’istmo del borgo vecchio, pareva proprio una città del medio oriente, a vederla così dal mare.
Ripassarono davanti alla scritta sul sindaco, il maresciallo pensò che doveva mandare qualcuno a cancellarla.
Arrivò in quel momento una segnalazione: “Un uomo sul binario due ovest, stazione centrale, cadavere”
-Vuoi vedere che?- il maresciallo non terminò nemmeno la frase, partì a sirene spiegate.
Era un ragazzo, appena vent’enne, la moto era fuori dalla stazione. Era l’uomo che la notte aveva sparato nella città vecchia.
Era un segno dei tempi, delle cose che andavano cambiando, delle guerre tra clan rivali e nuovi capi che pensavano di poter inventare un nuovo mercato, dopo gli anni bui degli scippi, dei vicoli blindati, del contrabbando delle sigarette.
Una città che aveva fatto sentire la sua voce, rialzando la testa, ricostruendo il vecchio e facendo cadere il nuovo, tra polveroni non solo di macerie cadute, ma anche di polemiche e guerre politiche.
La città che si era ripresa il suo orizzonte, tra il faro e il mare, giù a sud, sempre più a sud.
Ma ora le cose stavano cambiando, di nuovo, lo dicevano le scritte sui muri e le locandine che in una notte avevano tappezzato il vecchio borgo: riprendiamoci la città vecchia.
Il silenzio era forse il solo a far paura, ancora, al ritmo di focaccia blues e concertini improvvisati, la sera sulle piazze. Una ghironda di colori.
A chi conviene che torni se non il buio, quanto meno l’imbrunire di una città che sembrava essersi salvata?

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