sabato 10 settembre 2011

Qui Baghdad, mi ricevete?



  • Marco Aurelio: Come posso ricompensare il più grande condottiero di Roma?
    Massimo: Lasciami tornare a casa. Da: Il gladiatore
Il cielo colava sillabe lavanda all’orizzonte sfumando su un tramonto di fuoco.
Le parole virgolettate appese al collo come le piastrine di riconoscimento dei marines. Quello che resta di noi, inciso nel ricordo. Un vinile di bugie e lacrime consolatorie.
Cenere ai miei piedi di illogiche e verticali vertigini. Attraversami la carne, lama perfetta di una mezzaluna sul mare a dondolare onde a ritorni dispari. Soffio al cuore, che pesa nel tuo vaffanqualunquismo spicciolo, di chi con le parole carica a salve il gioco di una roulette.
Sei bravo a dire quello che gli altri vorrebbero sentire.
Piovono migliaia di proiettili e crollano palazzi di giorni e giorni di noi.
Qui Baghdad, mi ricevete?
La guerra intorno a noi.
Il motociclista a terra. La motocicletta poco lontano, segni sull’asfalto. E proiettili e morti.
La tua mano che afferra la mia. Sollevi la motocicletta e riesci a farla ripartire. Via nella notte, lasciando alle spalle fumo e vittime e centomila perché.
La notte, il buio, la strada. Lacrime.
“Devo essere io a badare a te?”
Quaggiù c’è la guerra.
Qui Baghdad, mi ricevete?
Trame sottili su cui far camminare ordinate file di formiche, intrecciando pensieri dispari in tempi di condizionali, l’unica forma verbale concessa.
Hai tatuato la mia pelle di lividi e ferite, genuflesso a un dio che non conosci, convertito al dramma di un gioco al massacro.
Libera l’anima, lasciami sacche amniotiche a far crescere girini nello stagno dei tuoi occhi.
Come in un film muto leggi il labiale dell’odio consacrato come agnello sacrificale in una Pasqua tardi a venire. In questa terra non nostra.
Qui Baghdad, mi ricevete?
La notte mi corre ai fianchi, mentre la moto punta le luci di una città, al limitare del deserto.
Il peso dell’odio mi sta attaccato alla schiena e strappa la carne a far crescere ali a salvarmi da te.
Una volta per tutte.
Seppellisci il mio nome in quell’avanzo di pietà che ti chiedo.
Qui Baghdad, mi ricevete?
Riceviamo Baghdad
Mayday

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