sabato 3 settembre 2011

Il faro



Il vecchio faro stava appoggiato sulla riviera di levante, incrostato di salsedine, con l’aspetto di un vecchio amico per le barche che entravano in porto.

La casa nel faro era piccola, con le finestre alte dove nei giorni d’inverno, quando soffiava il Mistral, il mare era pianto sui vetri.

Scegliemmo le stampe che riproducevano i quadri di Andy Warhol, a fare compagnia al vecchio buffet celeste comprato a un mercatino.

L’edera disegnava geometrie dispari intorno alla porta.

Una vecchia bandiera sbiadita e sfilacciata denunciava la nazione di appartenenza o di abbandono. Dipende dai punti di vista.

La sera il cielo non stava fermo, con quel continuo cadere di stelle e desideri da esprimere.

E quando la luna era piena la piccola strada bianca scendeva sino al mare e risaliva, nell’intermittenza della luce del faro. Per non perdersi.

A volte ancora spio quella casa dal buco della serratura: le stampe di Warhol sbiadite, il vecchio buffet senza una gamba.

E quel cielo inquieto come il mare sotto il Mistral che non ne voleva sapere di stare fermo.


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