sabato 8 ottobre 2011

In controluce, taglio di ombre

Ogni volta che parlo di te
tu fai parte o non parte di me
ogni volta che piango per te
tu fai parte o non parte di noi -A.Venditti-


Sono stata a Parigi chiusa in un libro per anni.
Come certe margherite ad appassire tra le parole.
“Falli durare, questi fiori”
Ho srotolato la matassa di pensieri e verbi al condizionale fino ad avere un solo capo tra le mani, l’altro lo tenevi tu.
Un passo dopo l’altro sono tornata, da Parigi.
Guardo una fotografia dove in rovesciati ombrelli stavo a raccogliere coriandoli di foglie secche sugli Champs Élysées
La Senna ancora mi scorre nelle vene, portandosi il riflesso tardo di un presente andato, quasi imperfetto.
I-m-p-e-r-f-e-t-t-o
Come il nostro tempo, come una bolla di sapone dove stavamo in silenzio ad assaporarci il privilegio di esserci nelle nostre vite. La comunione di un attimo genuflessi al peccato originale, in un non tempo di una città con Madonne dipinte sui muri a cadere scaglie di gesso.
Bolle come in un bicchiere di spumante a celebrare un nuovo anno. Piccole bolle dove custodire ricordi, di due mani, un domani.
In controluce, nel taglio di ombre di questo caldo pomeriggio di inizio autunno, un aeroporto, come tanti, quello che conta è che quel libro finito tra le mani ha già il respiro di chi parte. L’orizzonte disegna ombre di case e campanili e lo sguardo cerca il taglio perfetto, come in una tela di Fontana, perché quello che vedi è solo un riflesso, il negativo di una fotografia.
I particolari stanno dalla parte di chi scatta.
Fermo-immagine.

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