mercoledì 19 ottobre 2011

In senso in-verso

C'è una credenza che dice che quello che cerchiamo cerca anch'esso allo

stesso tempo di incontrarci e se rimaniamo fermi ci trova.

È qualcosa che ci aspetta da molto tempo. Appena arriva non muoverti.



Dalle pagine sgualcite del nostro quotidiano, scritte su carta riciclata e sempre nuova come le notizie sui giornali, all’alba, entriamo nel nostro caffè, che per anni è stato un punto di ritrovo.

Il vecchio Antonello alza gli occhi dal quotidiano, con quel suo sguardo impenetrabile, e un accenno di sorriso.

Eh, sì son passati un po’ di anni e un po’ di rughe, sulle facce di tutti noi.

-Caffè lungo-

-Macchiato freddo-

-Macchiato caldo-

-Un caffè d’orzo-

Ci guarda scuote la testa si volta verso la macchinetta, tanto li farà tutti e quattro uguali.

Genova se ne sta distesa tra le colline e il porto.

Tengo le mani sulla tazza, a scaldarle, la Lanterna è ancora accesa e il suo fascio intermittente entra nel bar a ondate.

Le andiamo incontro, uscendo dal locale, tirando su il bavero delle giacche a vento, e coprendoci con il cappuccio. Piove.

Le mani affondate nelle tasche e brandelli di poesie recitate su questo teatro senza pubblico e senza applausi. A braccio, come tanti anni fa.

Un gatto ci guarda riparato da una barca tirata in secca e rovesciata.

Franco ricorda il faro di Gian, che non c’è più.

La vita è un senso in-verso quando conta le assenze.

-Qual è il tuo verso?- chiede Carlo a Simone.

Li guardo, vite tenute insieme dalla rima dell’amicizia, quell’esserci comunque ancora ad afferrare un verso che racchiuda il dolore, l’amore, tutto, come un pezzo di pane, come un urlo, come noi.

-La luna in un bicchiere, dimenticata alla fine di una festa-

Un sorriso amaro mi increspa le labbra, come questo mare gonfio di mistral.

Arresi al giorno che non è più da combattere.

Poeti agli angoli del nostro passare, setacciamo la vita raccontandola in versi.

Oggi, come allora.

Quando Gian urlava la sua rabbia lanciando uova e vernice sulla facciata del Tribunale e Simone lo difendeva. Quando il tempo che è passato ci ha lasciato dei grandi ideali libri da scrivere.

Pioggia e mare su di noi oggi, a ricordare.

E un libro di Baudelaire da masticare come sabbia, lo ricordo, buttato distrattamente sul sedile posteriore della tua auto, caffè amaro e le palme.

Mazzi di basilico da comprare al mercato, vicoli stretti come un abbraccio, la musica di De Andrè come un bacio mancato.

Il senso in-verso di noi. Tra note e poesia.

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