Interviste dal lago Rosa: Cristina Cardone intervista Tiziano Internò
Tiziano
Internò corre quella che era la Malle
moto con il numero 59. Per raccogliere i soldi necessari a coprire l’acquisto
di un pacchetto di diritti televisivi, per raccontare con Rally Pov la corsa, in
italiano, lancia una raccolta fondi: si può partecipare con un’offerta senza
ricompensa e si avrà l’onore di avere il proprio nome scritto sulla sua cassa Malle moto, unica fonte di
“sostentamento” per 13 tappe. Oppure acquistando una pagina di Road-book o
altri gadget, o essere sponsor da parte di aziende.
Cristina: La
Dakar è cambiata, negli anni non c’è più stata Parigi e poi nemmeno Dakar.
Andare oggi alla Dakar, scegliendo quella che era la Malle moto, è un modo di tornare alle origini? Di correre senza
aiuti, come diceva Sabine “questa corsa insegna una cosa: che bisogna
sbrogliarsela da soli”?
Tiziano: Sono conscio che la
Dakar di oggi sia molto cambiata da quella originale si Sabine. Non c’è più
l’Africa, è vero, ma non dobbiamo dimenticarci che anche i mezzi e soprattutto gli
strumenti sono cambiati e si sono necessariamente evoluti nel tempo. Ritengo
inutile e limitante continuare a ricercare un passato che semplicemente non
tornerà più. Gli uomini delle Dakar degli anni 80 e 90 erano veri e propri
avventurieri che rischiavano la vita inseguendo le note scritte su un pezzo di
carta. Correre oggi la Dakar è, al contrario, un’esperienza maggiormente
rivolta al gesto agonistico e sportivo estremo, rispetto a quello più di
sopravvivenza e avventura di un tempo. Nonostante questo ho proprio deciso di
correre nella Male moto, senza alcun
genere di assistenza, perché lo ritengo il modo più umile e vero di approcciare
ad un evento così grande. Non mi ritengo un pilota e, proprio per questo,
desidero assaporare ogni orizzonte, ogni km ed ogni istante di questa
avventura. Poter contare solo sulle mie forze per 15 giorni nel deserto credo
sarà qualcosa che riuscirà a plasmare e fortificare ancor di più il mio Sé.
C.:
In sella alla moto, davanti il deserto: si scappa da qualcosa o si cerca
qualcosa alla Dakar?
T.: Nella vita non si può
scappare da nulla. Puoi cambiare luogo, cambiare persone... puoi persino
provare a correre nel deserto la gara più estrema del mondo, ma presto
l’Universo ti verrà comunque a cercare. La Dakar, almeno per me, è l’ennesimo
viaggio che desidero affrontare alla riscoperta del mio io. È un modo diverso
per esplorare me stesso ed essere messo di fronte alle mie paure, e ai miei
talenti.
C.:
La Dakar, hai detto recentemente, che è un sogno che si realizza. Ma vogliamo
dire a quelli che stanno a casa quanto lavoro, fatica, tempo, ci si dedica per
poter dire: io sono stato alla Dakar . E sei consapevole di quale magia sia
essere lì?
T.: Il progetto Rally POV nasce
proprio da questo desiderio: riuscire a raccontare a chi sta a casa la magia
del cammino verso la Dakar e della gara stessa. Rally POV è la storia di un
ragazzo che, partendo da zero, decide di realizzare il suo sogno sportivo più
grande di sempre imparando a navigare e organizzando ogni aspetto di questa
gara. Il mio intento primario, anche durante la gara, sarà infatti quello di
raccontarla, giorno per giorno, live ed in italiano, mediante una serie di
video che andranno a formare un vero e proprio diario di viaggio. Chi sarà a
casa avrà così la possibilità di vivere tutti i retroscena e le emozioni della
gara più affascinante del mondo.
Nessun commento:
Posta un commento