domenica 9 marzo 2008

Torre Guaceto - Da Cascina Gobba a Carovigno

Punta Penna Grossa (oasi del WWF)
Le dune sembrano gobbe di cammelli ondulanti che scendono al mare. La sabbia è l’arida terra dove crescono arbusti e canneti. Macchia mediterranea.
Quest’oasi non si vede dalla Statale 16 bis. Devi saperlo. Devi fermarti. Il mare ha creato calette chiuse alle estremità dal gioco di scogli. Antiche torri di avvistamento cedono al rumore degli anni.
Qui in alcuni periodi liberano le piccole tartarughe Caretta Caretta.
Poca gente sulla spiaggia, il tempo di un bagno fuori stagione e si resta in costume. Già perché qualche mano veloce si è rubata la borsa, il telo, le chiavi dell’auto. E allora ti arrabbi, ti spaventi. Ti senti un po’ stupido. Anche il telefono si son presi. Poi per chiamare chi? I piedi affondano pesanti nella sabbia, fino all’auto. Chiusa. Drammaticamente chiusa. Qualcuno presta un cellulare. Le forze dell’ordine sono evasive, e già impegnate. Arriverà una guardia del servizio di vigilanza. Nel frattempo si radunano alcune persone, scuotono il capo e snocciolano altri fatti, auto distrutte, borse scippate, ruote bucate.
Con un carro attrezzi a Carovigno.
Poi tentare di fare la denuncia, attraversando un paese fantasma. Che non stonerebbe tra le pagine di un romanzo di Camilleri.
Qualche anziano sulla porta di casa, donne vestite di nero, al lutto di una Pasqua imminente.
Il militare ascolta e annuisce. Certo fare una denuncia. Rientra un metronotte, ha trovato nel canneto di Torre Guaceto un paio di jeans e un cellulare. “Son vostri questi?” domanda. Viene da ridere tanto la situazione diventa grottesca.
Comunque la denuncia non si può fare perché ci sono problemi di connessione. Con buona pace di carta e penna. Ma assicura che in un altro paese, a un altro comando si può sporgere denuncia. Si farà con tre ore tra anticamera e verbale.
‘U Saracen’ incontra il militare sulla piazza del paese.
“Tutto bene?”
“Tutto a posto”
“Scritto niente?”
“No, no scritto niente. Come al solito”
‘U Saracen’ era tornato da poco in paese. Lui era cresciuto al nord. Aveva il giro degli spacci a Cascina Gobba, mentre suo padre era in carcere. Tanto per stargli più vicino.
Onora il padre.
Fiorivano le viole mammole lungo i fossi.
La metropolitana dondolava le luci al neon nel ritmo ferroso e metallico. Si alzava una nota di violino, eco straniera, mani bambine a chiedere la carità.
Le donne dell’est ridevano forte scoprendo i denti imperfetti.
Alle fermate le ammiccanti proposte aeree: Milano - Varsavia da 40€.
Da là partivano i bus e poi alla stazione centrale gli Eurostar per Lecce. A lui il biglietto non lo domandavano.
Qualcuno ha sparato alla Via Crucis del venerdì Santo. E s’è sentito sì il colpo.
“Hanno ucciso nostro Signore?”
Le vecchie con il viso grinzoso come il disegno del tombolo che tenevano in grembo si facevano il segno della croce.
“L’hanno ammazzato”
La Madonna vestita di nero usciva dalla chiesa per andare al sepolcro.
‘U Saracen’ e il militare in processione.
“Tutto bene?”
“Tutto bene”
“Si è trovato l’assassino?”
“No, no, nulla”
Al porto di Brindisi si caricavano casse di arance. Dal Montenegro partivano imbarcazioni con le sigarette di contrabbando.
Fumavano tutti.
Di notte attraversavano le vie di campagna lunghe carovane di blindati.
Fermi nella campagna.
Nascosti nella campagna, anche quella vicino al mare, dove non stanno le case.
A Luglio si sfiorano i 47 gradi di un’aria ferma, immobile.
Ad Agosto si alza una cortina di fumo dall’oasi di Torre Guaceto. Una colonna di fumo nera che si appoggia sul mare, pare una petroliera in fiamme. Brucia per giorni. Ridicoli i mezzi di soccorso.
Si dice che sia doloso.
Leggeva il giornale mentre il treno rallentava, “Carovigno” si leggeva sul cartello.
Buttò un mozzicone a terra che spense con il piede.
Fumavano tutti.
(Agosto 2007)

1 commento:

Anonimo ha detto...
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