sabato 12 novembre 2011

Come picche chiama fiori, quadri chiama cuori

Ouverture

Violoncello. Note basse.

Pianoforte.

Ballerine.

Luce, luce.

Il sole era ormai sceso dietro ai palazzi. La donna stava appoggiata al parapetto della muraglia e guardava il mare. Il porticciolo era disteso e addormentato alle sue spalle.

Un uomo la raggiunse, si salutarono.

Poi scesero la scalinata che porta verso la piazza.

Un tavolino di un bar, due caffè.

Lui lesse attentamente i fogli che lei aveva tirato fuori dalla borsa.

La luce ovattata dei lampioni avvolgeva le case in un caldo abbraccio d’ambra.

-Chiara, sei sicura di voler procedere?- C’era un tono di ansia nella voce di lui.

-Sì.- Lei era determinata.

-Spero tu abbia un buon avvocato.-

-Ho un paio di assi nella manica.-

-Sì, ma i tuoi assi sono sicuramente assi di cuori.-

Come picche chiama fiori, quadri chiama cuori

Tulipano nero, Chiara. Agitata da un vento caldo del sud. Provocazione e battaglia continua la sua vita.

Ossimoro di pelle, parole e avanzi di cuore.

Un cappellaio matto e carte impazzite, sfuggite da un libro dimenticato sulla panchina di un tempo andato.

Come picche chiama fiori, quadri chiama cuori

Violoncello

-Parto domani- disse Chiara.

Lui sospirò rassegnato.

-Capisco. Non condivido, ma capisco. Dove andrai?-

-Roma, penso. Poi Madrid e La Paz.-

Le case intorno stavano silenziose. All’angolo della piazza un gruppo di uomini giocava a carte.

Il vecchio Pucci, il cane di Annina sempre più vecchio.

Leone camminava solo. Ma lui era un’altra storia.

Qualcuno spense le luci del teatro.

Ballerine,

pianoforte,

violoncello

Come picche chiama fiori, quadri chiama cuori

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