domenica 6 novembre 2011

Gabriella Genisi Giallo ciliegia

“All’angolo sì, in quel punto ambiguo e molto erotico che è la fossetta che si forma tra la piega delle labbra e le guance. Una sorta di zona franca, studiata apposta, per chi vuole osare un po’ di più, pur restando nel recinto del bacio amichevole. Solo che per essere perfetto ‘sto bacio deve essere desiderato da entrambi nello stesso istante. Una specie di miracolo, diciamo. Ma succede, posso garantire.”

E lo so che succede.

Gabriella Genisi e il suo ultimo libro, Giallo Ciliegia.

E il titolo la dice lunga, che il taglio del romanzo ha il respiro del giallo al ritmo del cuore.

Già il cuore. Quell’amore che la sua protagonista, Lolita, dice essere un’abitudine che ha perso.

Ma le cose si perdono per essere ritrovate.

Facciamo un passo indietro.

Ho conosciuto Gabriella un po’ di anni fa, una sera d’estate a parlare di libri nell’agriturismo di un’amica comune, una specie di isola.

Questo va specificato, perché se la conosci è garantito che tra i suoi personaggi scorgi sempre un volto amico, la curva sulla strada che improvvisamente apre l’orizzonte a posti che conosci.

In quegli anni venivo in Puglia in vacanza, e anche questo, va specificato.

E sarà stato il mare, o il richiamo di Caparezza, con il suo Vieni a ballare in Puglia che ho scelto di restare.

Ora ci vivo, e per l’esattezza vivo nella città vecchia.

Leggere questo libro, sulla terrazza della mia casa, all’ombra del campanile della cattedrale, è come essere in un caleidoscopio e le immagini che descrive Gabella sono il mio orizzonte quotidiano.

Racconta Bari, l’autrice, città dove sono tutti avvocati e brava gente, “Come trovarsi in un suq arabo o nella Città dei morti al Cairo, tanto per fare un esempio” luoghi conosciuti, a far la conta come a nascondino tra i locali della città vecchia e il passeggiare sulla Muraglia. In certe giornate livide, come racconta anche Carofiglio.

Ne resti avvolto, dal suo raccontare, al di là del giallo su cui indaga la protagonista, ben studiato, appoggiato in un tempo all’angolo con l’estate, quando si giocano i mondiali di calcio, gli ultimi, per esattezza. Giallo dicevamo di una bella costruzione, tra boss locali, lottizzazione di terreni e un contrabbando dal Montenegro.

Bari è il back-ground su cui corrono le pagine. La città vecchia, i suoi vicoli, le persone, anche la musica, ti accompagnano. È un posto che conosci.

Ne parlavo l’altra sera con amico scrittore. È così, quest’angolo di città è un’isola.

E io che ci vivo lo so bene. Lo pensavo, mentre uscivo afferrando la giacca e le chiavi, per andare a recuperare un amico. Che casa mia non la trovano mai. Ma poi ci tornano sempre.

Una specie di presepe queste case strette le une alle altre, così ben raccontate da Gabriella, e anche solo chi si ferma per un’ora, il tempo di un panino, e non sa quando tornerà, respirare questi vicoli è portarsi via la fotografia più bella della città.

In alcuni passaggi c’è un’ironia a pari col cuore, e una manciata di ciliegie.

“Appunto. Tanto lui torna, statti tranquilla. Sempre se sei disposta a riprendertelo.”

“Ma veramente torna? E tu come lo sai?”

“Quindi te lo riprendi”

Ah, l’amore, trovo questo passaggio la chiave di volta per tante vite, ci siam passate un po’ tutte e mi sa che a questo proposito qualche scusa alle amiche è d’obbligo.

Bello il linguaggio, perché è così che si parla qui, carinissimo l’amicamia, o Nicolamio, tutto attaccato.

E bellissimo il crossover letterario che Gabriella fa con il suo personaggio precedente, dal Pesce rosso non abita più qui, se ne arriva il maggiolone cabriolet bianco, comprato su Ebay da Cleo di Roma.

Un bel romanzo, aspettiamo il prossimo.

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