domenica 6 novembre 2011

Tacco sedici

A Lea e Gilda,

Quel mattino mi ero svegliata con il rumore della pioggia sui balconi.

Mi piace scrivere con questo sottofondo.

Scalza, la tazza di caffè tra le mani, lo schermo chiaro del pc.

E parole, da inseguire, piano.

Il telefono.

È Lea.

-Possiamo venir a far colazione da te?-

Incrocio distratta l’orologio sulla parete, ma che ore sono? Le 8,30. Sabato.

-Possiamo è plurale, chi c’è con te?-

-Gilda. Ti portiamo quei croissant francesi che ti piacciono-

Sorrido.

-Va bene. Con questo tempo non mi va di uscire, mi portereste anche il giornale?-

-Sì dobbiamo parlare-

La voce funerea non promette nulla di buono.

Poco dopo le sento parlare nel mio cortile, posano gli ombrelli. Entrano.

Lo capisco subito dagli occhi di Lea, arrossati, che qualcosa non va.

Gilda intanto tira fuori un paio di decoltè bellissime, in raso blu con un tacco sedici. Vertiginoso. Dice che deve abbinarci una borsa, più tardi andrà in centro.

Preparo il caffè. Lea di siede sul divano, mentre Gilda misura la mia cucina improvvisando un défilé. Ma come fa a star in equilibrio su quei trampoli.

-Marco va a Capo Verde-

Resto con il barattolo del caffè in mano, a mezz’aria. Mi giro.

Gilda alza gli occhi al cielo. Facendo un rapido calcolo, la poveretta sarà stata tirata giù dal letto all’alba e saprà tutta la storia.

Poso il caffè, le guardo interrogative.

-Vero?- domanda banale. Che dà il la a Lea per aprire una filippica sull’effetto che questo viaggio avrà su di lei.

-Ma cioè, voi capite. Io sto male e quello che fa? Va a fare il volontario per due mesi a Capo Verde. Ma dico io, io che devo fare?-

-Però sono isole con un loro fascino. Non è che gli chiedi se mi compra un paio di quei quadri di sabbia?-

-Ma come ti vengono in mente i quadri di sabbia-

E certo, cercavo di stemperare.

-E se fa scalo a Dakar non è che mi porta una borsa di pitone?- fa eco Gilda.

Lea ci guarda stralunate.

-Ma che avete capito? Non va mica a fare il turista low cost. Se ne va a operare in quell’angolo di mondo dimenticato da Dio, e com’è che sapete tutte queste cose su Capo Verde, io manco sapevo posizionarlo sull’atlante quando me l’ha detto-

-Oceano Atlantico al largo delle coste del Senegal- le dico.

-Lo so. Ho solo detto che in quel momento mi ha presa alla sprovvista e non capivo più niente-

Non è Capo Verde il problema lo so, lo sa Gilda e lo sa Lea.

Il problema è che lei vorrebbe la certezza di un amore incondizionato e non si accorge che è così.

Che l’amore ha tagli di luce diversi, come cocci di bottiglia che appena rotti ti possono tagliare, ma se levigati dal paziente lavoro dell’acqua e delle onde possono diventare piccole gemme. I vetrini, un tesoro che raccoglievamo da bambini sulle spiagge. Cocci verdi, gialli, bianchi, marroni, quel che restava delle bottiglie naufragate.

Marco era come un messaggio in una bottiglia, non sempre quello che c’è scritto corrisponde a quello che in quel momento vorremmo leggere. Ma tutto quello che è scritto si può cambiare.

Le parole sono un dono bellissimo.

Un amico a Natale di un po’ di anni fa mi ha regalato una scatolina che contiene delle parole su dei foglietti, prendendone uno ti dovrebbe venire l’ispirazione per scrivere.

L’amore è qualcosa di meraviglioso in cui continuo a credere. E se penso a qualcuno che si ama sono proprio Marco e Lea.

Lea con le sue fragilità così ben nascoste dietro le sue qualità è ovvio che poi Marco a volte finisce per crederla più forte di quello che è.

-Perché non vai con lui?- domando.

Silenzio.

-Non posso, il mio lavoro, i ragazzi, il cane- dice.

-Guarda le cose da un’altra prospettiva- dico.

Gilda che ha sfilato le scarpe gliele porge.

-Provale-

È adorabile, Gilda, così distratta, sembra sempre che viaggi a un’altra dimensione, a un’altra velocità. Gli occhiali vintage con la montatura bianca. A volte sembra uscita da una rivista degli anni 60.

Però ora è drammaticamente seria.

-Provale-

Lea prova le scarpe, e mi viene in mente la scena del Mago di Oz.

Le strade che incrociano quelle delle persone della nostra vita sono imprevedibili. A volte ci sfiora appena, altre ci si scontra. Alcune volte, cara Lea è necessario allontanarsi. Perché le cose si perdono per essere ritrovate.

-Ma poi torna?- chiede Lea.

-E certo che torna- dico -Ragazze, io alle cinque, ho un aereo per Milano-

Mi guardano.

-E quando torni?- chiede Gilda.

-Domani sera-

-E che vai a fare?- chiede Lea.

-Un mio amico presenta il suo libro-

-E tu vai fino a Milano per un libro?- chiede Gilda.

-Dipende dal libro- dico.

-O da chi l’ha scritto- dice Lea.

L’amore è qualcosa che arriva così, quando ormai avevi chiuso le speranze. L’amore non è un pacchetto tutto compreso. A volte è volo low cost per stare insieme poche ore, o tutta la vita, questo lo diremo solo alla fine. Ma comunque vada c’è un destino che ci lega a chi fa parte della nostra vita. E prima o poi ci incontra. E ci tiene con sé. È una promessa Lea.

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