venerdì 21 gennaio 2011

La Gran Madre parlava, i Cappuccini rispondevano


Sera grigia

Mi duole in petto la bellezza: mi dolgono
le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un
battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non
tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male
il tempo.

Ghiannis Ritos

A Manu, Cap.71

Il cielo plumbeo si faceva riflesso nel fiume che scorreva lento. Acqua di Po.

Biglietti stropicciati nelle tasche, i tacchi al passo della musica in cuffia. Manciate di coriandoli sulla strada, mazzi di papaveri, fiori di campo di un Carnevale distratto.

Quattro Re, nelle mani. E un Asso di Cuori. Figli dell’inverno

Di chi con il cuore arrotonda sempre per difetto.

Modì stava seduta vicino alla fontana e tutto intorno si chiudeva su di lei la piazza dalle linee severe e le soffitte avevano i tetti bordati di neve, come ricami alle finestre. Cristalli di freddo, merletti di brina. La sua corte dei miracoli.

Manù era il viso conosciuto tra la folla, ferma al semaforo con la mano alzata a salutare.

Il pomeriggio passava nelle trame delle tovaglie bianche dei tavolini di un bar. E il Lavazza non era solo un caffé.

“Certo che se pensavi di passare inosservata ti è riuscito male” Manù era così, dissacrante.

“Tu che di solito hai lo smalto coordinato con la borsa, sembra che ti sei vestita al buio” continuò.

Modì osservò che l’amica aveva ragione.

“Sono distratta in questo periodo” disse

Distratta,

distratta,

distratta

Si sentiva come in una di quelle sfere di vetro che se agitate fanno nevicare. Così si sentiva.

Le carte coricate sul dorso avevano la risposta, ma non sempre quello che crediamo giusto per noi è anche il meglio per noi.

L’Appeso e il Carro.

“Ragazze volete farmi chiudere?” il commento bonario del cameriere.

Come annegare certe storie in un cappuccino. Dissacrante e disarmante.

Risero.

Fondi di caffé per cercare la via. Quando il passaporto era più affollato dell’agenda, e “zaino in spalla in Costa Rica” uno di quei buoni propositi mancati.

Via San Tommaso, la gente acquistava i primi presepi, nell’aria: Dicembre.

Il tempo passava per le mani, e il fiato si faceva corto dietro una sciarpa di lana.

Ai duecento all’ora sull’autostrada della vita.

Modì andata e ritorno.

E la torre caduta sulla scacchiera di un tempo imperfetto.

Manù in quello scorrere lento di giorni tra case bianche e azzurre, la Grecia nel cuore.

Finiva la piazza e si apriva il ponte sul Po.

Suonarono a lungo le campane della Gran Madre.

Poi un rintocco sulla collina: la Gran Madre parlava e i Cappuccini rispondevano.

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