venerdì 1 luglio 2011

L’estate in una finestra


“c’è qualcosa fra te e la vita
che non ho ancora conosciuto
mentre ridi così facilmente
c’è qualcosa fra te e la vita
chissà quanto vi conoscete
mentre ridi, mentre ridi” Ligabue

La grande casa di zia Elvy stava appoggiata su un lembo di mare che si insinuava nel piccolo fiordo, tra le ville arrampicate alla collina, celate dai pini marittimi e giù il piccolo porto.

Ci sono posti che anche solo evocati dal ricordo sono approdo per l’anima. Legati quando è la vita a separare.

Iris era arrivata il giorno prima, per stare un po’ con zia Elvy, voleva respirare quell’aria familiare che aleggiava tra le persiane accostate il pomeriggio, quando tutto era silenzio e il tempo era scandito dal frinire incessante delle cicale.

Come si somigliano i sud del mondo, tra ulivi e mare, panni stesi ad asciugare come vele pronte a portare i pensieri in alto mare.

I posti dove si cresce restano in noi simili a se stessi, non li vediamo invecchiare, fin quando tornandoci si cominciano a contare le assenze, i cambiamenti.

La ragazza sfiorò con dita di gesso l’altalena in fondo al giardino, che cigolò sotto la spinta della sua mano.

I ricordi frantumarono il silenzio quando arrivarono gli amici di tanti anni.

Una festa d’estate, era davvero curioso come quella casa da sempre li sapeva riunire.

Anche quando si credeva fosse impossibile, per il lavoro, per la lontananza quel luogo aveva la magia di richiamarli. Tutti. O quasi. Con questo pensiero rientrò in casa per finire i preparativi.

Il giardino era un tripudio di colori, palloncini e bandierine, di bambini che giocavano.

Sentiva le voci ridere che entravano dalla finestra della cucina.

Era come se aspettassero qualcuno e lei non capiva.

Dalla grande terrazza osservò il mare al tramonto, era estate, le barche rientravano in porto.

Un fischio. Lontano.

Ciuffo iniziò ad abbaiare scendendo velocemente la scalinata. Iris lo guardò, dapprima stupita, poi quasi incredula.

Ciuffo era il cane del porto, ma amava anche lui quella vecchia villa sul mare.

Iris attraversò il giardino sotto lo sguardo benevolo di zia Elvy.

Ciuffo corse verso la spiaggia.

Quando lei arrivò stava ormeggiando una vela. Valentina, c’era scritto sulla prua. Con una vernice rossa, rovinata e sbiadita dal tempo. Un ricordo, legato stretto al polso come una bandana.

Massimo la salutò.

“Non ho parole” disse lei.

“Questa era la mia battuta” rispose lui.

Ciuffo andava avanti e indietro.

Il vento stava cambiando.

Il calendario raccontava un presente a tratti imperfetto, come i giorni in Somalia.

Il tempo antico di attese dalla finestra di zia Elvy.

Stavano tutti là, seduti in giardino, ad aspettare che iniziasse una nuova estate, fluendo come raggio di luce da una finestra.

Ancora.




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