domenica 17 luglio 2011

Menton, Jardin Bioves


Perché l’amore, Fumi, sarà senz’altro meglio quando c’è. Ma per persone come noi diventa perfetto solo quando c’era. [L’amore quando c’era] Chiara Gamberale

Ci sono posti dove mi piace arrivare in treno.

Luoghi così incredibili rubati alla roccia e a il cielo. La Val Roya è uno dei percorsi più arditi e affascinanti, anche per l’anima.

Quando il treno finalmente corre lungo il mare, riabbraccio posti cari, come Le Calandre e Balzi Rossi. Le frontiere le hanno messe gli uomini, ma davvero poi il mare qui cambia colore, si fa di un azzurro che non ho conosciuto altrove.

“Menton, gare de Menton”

Scendo, tra i passi trascinati e festosi dei turisti.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata. ... mi colpisce come uno schiaffo la scritta sul muro, Neruda in un libro aperto.

La casa è avvolta dalla penombra, mentre la attraverso per spalancare la porta sulla terrazza, un vento fresco mi abbraccia, i rampicanti della Signora Linette, arriveranno al quarto piano, penso.

Giù al tennis stanno giocando, il rumore ritmico della pallina si accompagna alle cicale, che non si stanno zitte. E i gabbiani, mia madre si lamenta sempre di quanto chiasso fanno, ha ragione.

Match point

Il mare è laggiù a sinistra, mi sporgo per vedere se Anna la rossa, è già qui. Vedo i giochi dei bambini sparsi sulla terrazza. Sorrido.

Qualcuno saluta, giù tra i salici. È Emma, con i suoi cocker neri. Alzo la mano.

“Presente”, è un gioco che facevano negli anni e continuiamo a farlo.

Accendo la radio, e mi sorprende ancora pensare che Enola gay, era quell’aereo. Che cambiò il mondo. E al ritmo di Words, don’t come easy, scendo a bere un caffè da Armando.

Come i pezzi di un puzzle. Mi racconta chi c’è. Chi è in spiaggia. Mi siedo all’ombra di un ombrellone, mentre bevo il mio caffè, sfogliando Nice Matin, domani è il 14, è festa.

“Vai in spiaggia?” domanda Armando.

“Vorrei andare a Eze”

“Bagno al tramonto a Mala?”

Sorrido. “Vediamo, se Luca è libero…”

Intanto mi incammino sui Jardin Bioves, giù fino al mare. Tra il profumo di citron e croissant.

Arrivo sino al faro, mi appoggio e guardo le barche che rientrano in porto.

Seguo la linea dell’orizzonte riparandomi il sole con la mano, la risposta al mio passare, la leggera increspatura sul mare lasciata da una vela, l’abbraccio delle onde, e questo cielo rubato alla montagna e queste case, dai colori pastello, le persiane in tinta. Le bandiere alle finestre.

Sento l’eco dei miei passi che mi fa compagnia, e mi domando se questo non sarebbe un bel posto dove fermarsi, o dove tornare.

Ah, questo treno che prendo oggi, che tu sei partito.

Mala al tramonto ha i riflessi cangianti del giorno che muore, di un sole liquido che stempera le assenze, con quell’aroma di pini marittimi e cicale.

Restare immobili, aspettando la luna piena, e camminare sulla sua scia con passi d’argento, una fiaba di bambini, come un ricordo andato.

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